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ews
n.
558
-
novembre
2012
17
A
ttualit
À
scenario contribuisce un pro-
blema culturale, di mancanza
delle basi fondamentali: molti
non-tecnici, spiega Fugget-
ta, pretendono di parlare,
ad esempio di innovazione
nell’Ict, sostenendo che non
si tratta di un problema tec-
nologico, ma organizzativo,
manageriale. Ma, dato per
scontato che un dirigente
deve certamente padroneg-
giare anche queste discipli-
ne, ciò non autorizza certo
a pensare che chi si occupa
di tale tema possa saltare a
piè pari e ignorare completa-
mente questioni tecnologiche
la cui comprensione risulta
essenziale, per sapere perlo-
meno di cosa si sta parlando.
Sgalambro ritiene che in
Italia esistano aree di eccel-
lenza nell’innovazione, ma
sottolinea un problema di de-
bolezza nell’innovazione ma-
nageriale: le nostre, in molti
casi, sono aziende padronali,
in un certo senso più simi-
li a quelle cinesi e orientali.
Le nostre sono realtà dove
talvolta il figlio del titolare
dell’impresa viene chiamato
ad assumere una responsa-
bilità di guida dell’azienda su
mercati extranazionali. Sulle
attività commerciali all’estero
la responsabilità manageria-
le dovrebbe invece essere
conferita a persone con una
profonda competenza e co-
noscenza locale delle leggi,
normative e problematiche
che caratterizzano l’area in
questione. Per Caleo fare
una startup innovativa signi-
fica capacità di assumersi
la responsabilità dei rischi
conseguenti, ma anche tan-
to entusiasmo, passione e
dedizione al progetto oltre le
normali ore lavorative. Mura-
ri ricorda invece che senza
rischio non c’è innovazione.
E se si vuol mantenere un’a-
zienda in buona salute dal
punto di vista economico,
la cosa migliore è introdurre
l’innovazione prima degli al-
tri. Inoltre, creare tecnologie
nuove, ad esempio in campo
elettronico, non è come fare
nuovi prodotti.
Produrre tecnologia nuova
richiede determinate condi-
zioni al contorno, come ad
esempio macchine costo-
se che solo società di una
certa grandezza possono
permettersi di possedere. In
ogni caso, come del resto è
accaduto anche con i Mems
(
Micro
electro-mechanical
system), una tecnologia na-
sce anche quando qualcuno
ha l’idea di creare qualcosa
che ha buone probabilità di
essere venduto sul merca-
to. Infine, per Murari gli altri
ingredienti base dell’innova-
zione sono un ambiente lavo-
rativo capace di non condan-
nare chi sbaglia ma, anzi, di
favorire e far fiorire le idee in-
novative, anche attraverso la
multidisciplinarietà, i momenti
di confronto fra le menti e il
gioco di squadra.
nori consumi per layer usan-
do l’integrazione 2.5D e 3D.
Un altro trend interessan-
te riguarda l’accelerazione
del ciclo di vita dei prodot-
ti consumer, che è di circa
un anno, rispetto a quella
dei tradizionali PC. Questo
implica che l’industria dei
semiconduttori dovrà ade-
guarsi per quanto riguarda
i tempi di sviluppo di nuove
tecnologie per poter tenere il
passo. Dato che è piuttosto
difficile riuscire ad aggior-
nare e scalare ogni anno il
processo produttivo dei tran-
sistor, l’evoluzione coinvol-
gerà inevitabilmente il livello
di integrazione delle geome-
trie esistenti.
Per quanto riguarda il mer-
cato, un possibile trend è
quello che spingerà i produt-
tori di tablet anche verso la
fascia alta del mercato dei
computer portatili, portando-
li a competere con prodot-
ti come gli Ultrabook e au-
mentando la pressione sui
prezzi anche nei confronti di
aziende come per esempio
Intel. Gli analisti prevedono,
inoltre, che la crescita dei
volumi per smartphone e ta-
blet sarà notevole, con oltre
500
milioni di unità entro il
2015,
con la consegna di un
numero molto più elevato di
SoC rispetto alle CPU.
Molti ritengono che la con-
vergenza di questi trend do-
vrebbe contribuire a porre
la tecnologia SoC al centro
dell’industria dei semicon-
duttori nei prossimi anni con
i relativi cambiamenti del
mercato.
Player come per esempio
,
Qualcomm, Nvi-
dia e Apple saranno avvan-
taggiate in questo scenario
e avranno la possibilità di
rafforzare ulteriormente le ri-
spettive offerte. Ovviamente
anche i fornitori di IP come
ARM e
godranno di numerosi
vantaggi derivanti dalla sem-
pre maggiore diffusione delle
loro architetture.
Imprese italiane,
le ‘paure’
che frenano l’innovazione
A Milano un forum di Mentor Graphics mette a fuoco i
problemi chiave della ricerca tecnologica nelle aziende
del nostro Paese
G
iorgio
F
usari
C
arenza di innovazione a li-
vello manageriale, imprese
nane’ incapaci di crescere,
presunzione che la tecnolo-
gia sia solo un ‘di cui’ rispetto
ai problemi che occorre dav-
vero risolvere nel mondo in-
dustriale, per fare vera ricerca
e innovazione. Quest’ultima,
per tali e altre ragioni, in Italia
risulta un obiettivo particolar-
mente difficile da realizzare.
Se ne è parlato all’inizio di
novembre a Milano, in un fo-
rum organizzato da
,
nel corso di una
tavola rotonda a cui hanno
partecipato Alessandro Ca-
leo, presidente di
,
Alfonso Fuggetta, ammini-
stratore delegato di
,
Bruno Murari, scientific advi-
sor di
,
e
Giovanni Sgalambro, vicepre-
sidente change management
&
Group Cio di
.
Per definizione, le startup na-
scono piccole, con la mission
di crescere attraverso l’inno-
vazione: ma il vero problema,
denuncia Fuggetta, è quan-
do non si cresce. Nel nostro
Paese si crede spesso che
sia buona cosa fare aziende
piccole, che poi però, senza
adeguati piani di sviluppo in-
dustriale, se non crescono
sono destinate a morire o, al
meglio, a sopravvivere. Inol-
tre, denuncia ancora, con gli
attuali problemi di sottocapi-
talizzazione di molte imprese
italiane, è chiaro che diverse
realtà imprenditoriali non pos-
sono nemmeno pensare di
fare ricerca e innovazione. E
se a ciò si aggiungono le at-
tuali condizioni di carattere fi-
nanziario e istituzionale in cui
versa il sistema-Paese, il ter-
reno generale non costituisce
certo un substrato favorevole
per l’attecchimento di proget-
ti innovativi. Ad aggravare lo
Uno momento
della tavola
rotonda al Mentor
Forum.
Da sinistra:
Alfonso Fuggetta,
Alessandro Caleo,
Bruno Murari
e Giovanni
Sgalambro