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BIOLUMINISCENZA

consiglio direttivo della sua società. Una variante a queste

sono le fotoproteine, sintetizzate con dimensioni un po’ più

grandi e capaci di avvolgere e unire insieme la luciferina e

la luciferasi, in modo tale che, in presenza di ioni di calcio

opportunamente aggiunti alla reazione, siano emesse delle

sequenze di impulsi luminosi un po’ più brillanti ma con

durata e periodo inferiore a mezzo secondo, utilizzabili per

far luccicare liquidi e creme di vario tipo anche per usi non

medicali. In entrambi i casi, la reazione base bioluminescen-

te rimane comunque chimica, mentre le proteine aggiunte

introducono un processo fluorescen-

te, che serve a modificare la lunghezza

d’onda della radiazione emessa.

Vedere le molecole

BioLume conserva un’enorme collezio-

ne di codici genetici, nonché organi e

tessuti surgelati di tutte le specie animali

con caratteristiche bioluminescenti, la

stragrande maggioranza di esse costituita

dalle specie marine, ben poche terrestri

e nessun volatile. È associata al Carolinas

Photonics Consortium, che compren-

de una trentina di aziende specializzate

in ottica, fotonica e optoelettronica di-

slocate nello stesso parco tecnologico.

Nella visualizzazione medicale la BLI, o

BioLuminescent Imaging, costituisce un

metodo non invasivo per visualizzare dall’esterno ciò che

avviene dentro le cellule organiche e individuare a occhio

nudo l’esatta posizione dei tumori usando, per esempio,

l’enzima bioluminescente adatto a ogni specifica cellula

tumorale. Essendo un test innocuo, si può ripetere periodi-

camente per monitorare l’avanzamento delle terapie, senza

bisogno di usare i radioisotopi (sul-

la cui innocuità ancora si dibatte)

e, inoltre, può servire per osservare

da vicino anche le parti organiche

interne, con l’aiuto di una piccola

camera molto meno dispendiosa

rispetto a molte delle attuali tecni-

che di imaging intracorporeo. Per

esempio, nella laparoscopia che

implica interventi chirurgici all’ad-

dome senza apertura della parete

ma tramite una videocamera tu-

bolare e sottili strumenti chirurgici

introdotti attraverso piccoli fori, la

BLI è fondamentale per dare al chi-

rurgo una chiara visione delle aree da operare. Oltre a ciò,

BioLume produce il Lumoness, nella forma di una crema

cosmetica che può essere utilizzata per far brillare qualsiasi

tessuto organico in qualunque tonalità di colore. L’appli-

cazione di questa tecnologia agli usi non medicali è stata

ulteriormente sviluppata dalla divisione BioToy, che ha rea-

lizzato la pistola giocattolo SplashLight, che spruzza acqua

luminosa fino a un paio di metri di distanza e altri prodotti

similari come ad esempio dei rossetti luminosi.

Test a bioluminescenza

I prodotti realizzati da Bryan sono commercializzati sin-

golarmente dalla divisione NanoLight Technology, che si

occupa dello sviluppo applicativo della

bioluminescenza nella farmaceutica,

nell’agrochimica e nell’elaborazione di

nuove tecniche di test. Nella famiglia

NanoLights si trovano i vettori della luci-

ferasi e i vettori delle fotoproteine, men-

tre nella famiglia NanoFuels troviamo le

luciferine (fra cui la celenterazina), i re-

agenti e le proteine di luciferasi. Inoltre,

nella famiglia NanoFluors si trovano le

Green Fluorescent Protein (GFP) con

i loro vettori e infine nei NanoTools ci

sono degli anticorpi per usi specifici. La

divisione Beacon Biotechnology è stata

creata per approfondire l’ingegneriz-

zazione della bioluminescenza nei test

non finalizzati alla sola diagnostica me-

dicale ma anche per altri ambiti appli-

cativi. Le ricerche sono confluite nel BrightSPOT System,

che ha le dimensioni di una chiavetta USB, dove è montato

un sensore a bioluminescenza al quale basta un microlitro

di sangue o di qualsiasi altro liquido per effettuare ben 112

test diagnostici differenti. Ogni test mira a scatenare un

effetto bioluminescente noto, che viene istantaneamente

riconosciuto da un sensore d’im-

magine allegato e quindi identifi-

cato dal software che, infine, crea

un report con le caratteristiche

dettagliate della situazione mole-

colare riscontrata e lo trasferisce a

un computer o a uno smartphone.

La semplicità d’uso è tale da sug-

gerirne l’impiego anche da parte

del paziente stesso, che a casa pro-

pria può eseguire persino test sul

DNA e inviarli al medico curante.

Non è difficile comunque imma-

ginarne nuove applicazioni che

possano interessare Internet degli

oggetti, come ad esempio l’ispezione istantanea sul campo

di qualsiasi liquido si possa sospettare inquinante, tossico

o alterato eseguibile da tutti.

Fig. 3

– Nei laboratori BioLume sono sintetizzate

centinaia di luciferine e luciferasi con cui si può

generare bioluminescenza in tutti i colori del

visibile dal rosso al blu

Fig. 4

– Il sensore a bioluminescenza BrightSPOT System di

Beacon Biotechnology può eseguire 112 test immediati su un

solo microlitro di sangue

XI

LIGHTING 15 -

NOVEMBRE/DICEMBRE 2017