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10

EON

EWS

n

.

604

-

GENNAIO

2017

vesting dove più evidente è

stata l’attenzione di fondi di

investimento e venture ca-

pitalist nell’apportare risor-

se alle piattaforme (alcune

sono anche quotate sui

mercati borsistici) e dove si

intravedono grandi poten-

zialità del fintech rispetto

al futuro, ad esempio nella

gestione dei big data relati-

vi ai prestiti finalizzata al ra-

ting, all’automazione degli

investimenti, alla gestione

dei pagamenti, alla carto-

larizzazione dei prestiti. In

Italia le piattaforme attive al

momento sono quattro (tre

in ambito consumer e una

in ambito business di re-

cente avvio) ma si annun-

cia l’arrivo di nuovi player.

Su Kickstarter 100,000

euro di finanziamenti

raggiunti in 7 ore dal

lancio della raccolta

per UDOO X86 di Seco

e Adilab

“UDOO X86 è un compu-

ter di nuova generazione

-spiega Daniele Conti, pre-

sidente di

Seco

e fondato-

re dell’azienda aretina nel

1979,- ed è la più potente

scheda a disposizione dei

maker. Siamo entusiasti

del successo riscontrato su

Kickstarter che permetterà

di sviluppare una tecnolo-

gia a basso costo e a por-

tata di tutti”.

La collaborazione tra Seco

e

Adilab

ha dato vita al

progetto UDOO X86 che

ha permesso di realizzare

una scheda destinata a ri-

voluzionare la tecnologia a

disposizione dei maker, i

cosiddetti artigiani digitali,

impegnati a rendere sem-

pre più forti le connessioni

tra i computer e le azioni

della vita reale.

D:

Come è nata l’idea del

crowdfunding per finan-

ziare questo prodotto?

R:

Era il 2012 ed era ap-

pena esploso il fenome-

no crowdfunding in USA

- rispondono in Adilab- e

nessuno strumento è pa-

ragonabile a Kickstarter

per raccogliere consenso

e fondi a supporto di una

nuova idea, specialmen-

te se l’idea è un prodotto

tecnologico. Quali sono

le alternative dopotutto?

Le banche non finanziano

startup in quanto si tratta di

un business ad alto rischio.

Cercare venture capitalist e

business angel non era nel-

lo spettro di possibilità, in

primo luogo perché aveva-

mo creato un team (Aidilab

– Seco) forte che poteva

gestire a pieno un prodot-

to di elettronica di ultima

generazione, in secondo

luogo perché volevamo es-

sere agili e concentrarci sul

prodotto. Chiedere diretta-

mente ai potenziali utenti

è spesso l’unica possibilità

per prodotti hardware inno-

vativi. La buona notizia è

che questa è anche la mi-

gliore tra le possibilità.

Kickstarter, infatti, per-

mette di testare l’idea ed

evitare grosse perdite di

tempo e soldi. Perché svi-

luppare un prodotto che

non piace a nessuno, do-

potutto? Kickstarter ti aiuta

in questo, perché si pos-

sono chiedere fondi duran-

te l’effettivo sviluppo del

prodotto, cosicché se non

si riscontra domanda si

possono interrompere su-

bito i lavori. In altre parole,

Kickstarter riduce notevol-

mente il rischio d’impresa

in fase di startup.

Oltre a questo, Kickstarter

è un sito ipervisitato per

cui si conquista immedia-

tamente l’attenzione e si ri-

cevono subito preziosissimi

feedback.

(Kickstarter ha una formula

di crowdfunding a premio

per cui, a seconda del-

la promessa di supporto

monetario, il contributore

riceverà in premio un de-

terminato tipo di computer

UDOOX86 n.d.r.).

“L’equity

crowdfunding

consiste nella raccolta di

capitale attraverso la sot-

toscrizione diretta sul web

di titoli partecipativi del

capitale di una società. Si

tratta di un’industria che

nel 2015 a livello mondiale

ha determinato la raccolta

di $ 2,56 miliardi, frequen-

temente destinati a impre-

se in fase di startup. Negli

Stati Uniti il Jobs Act ha

esteso l’equity crowdfun-

ding a tutti gli investitori,

mentre fino a poco tempo

fa esso era riservato ai soli

soggetti ‘accredited’ con

un patrimonio disponibi-

le sufficiente. In Europa,

il mercato di riferimento è

certamente il Regno Uni-

to, dove la principale piat-

taforma,

CrowdCube

, ha

raccolto finora oltre 168

milioni di sterline. In Ita-

lia l’equity crowdfunding

è stato introdotto dal D.L.

‘Sviluppo-bis’ del 2012 ed

è diventato operativo dopo

la pubblicazione del relati-

vo Regolamento Consob.

Oggi possono accedervi

startup e PMI innovative,

nonché i veicoli che inve-

stono in esse, purché la

campagna sia veicolata

su piattaforme autorizza-

te. Alla data del 15 giugno

2016 i portali autorizzati in

Italia erano 19 e le cam-

pagne di raccolta all’attivo

erano 48, di cui 19 chiuse

con successo, 17 chiu-

se senza successo e 12

ancora aperte. Il target di

raccolta medio era pari a €

316.903, corrispondente a

una quota del capitale azio-

nario offerto pari al 22,68%

(il che porta a valutazioni

implicite delle imprese ab-

bastanza generose, spes-

so superiori a € 1 milione).

In 18 casi su 48, le offerte

riguardavano anche tito-

li senza diritti di voto (in 9

casi esclusivamente). Il ca-

pitale raccolto ammontava

a € 5,6 milioni, ancora poco

rispetto alle potenzialità del

mercato. Le imprese (qua-

si tutte startup) protagoni-

ste delle campagne sono

frequentemente lombarde

(16 casi), toscane (7 casi),

laziali e sarde (5 casi a te-

sta). La loro età media è di

3 anni e il fatturato medio

dell’ultimo bilancio è pari a

€ 17.110. I progetti presen-

tati spaziano dai servizi in

piattaforme social/sharing

(10 casi), all’ICT (10 casi),

ai servizi professionali (9

casi)”.

Per quanto riguarda l’am-

bito del lending crowdfun-

ding, gli investitori possono

prestare denaro attraverso

Internet a persone fisiche

(consumer) o imprese (bu-

siness) a fronte di un inte-

resse e del rimborso del

capitale. A livello mondiale,

nel 2015, i portali di lending

hanno raccolto oltre $ 25

miliardi; il leader di mercato

è la statunitense Lending

Club. Non a caso si tratta

del contesto del crowdin-

segue da pag. 9

DANIELE

CONTI

,

presidente

di Seco

R

EPORT