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Un semplice circuito può rivelare la rottura del fusibile principaleERT

Autore: Vladimir Oleynik, Moskow, Russia

I fusibili sono elementi indispensabili nei sistemi di distribuzione della potenza perché proteggono i componenti elettronici dai guasti e possono prevenire gli incendi. Tuttavia, comportano lo svantaggio di dover essere sostituiti dopo che si rompono, anche se c’è il beneficio del bassissimo costo e della facile reperibilità. Inoltre, è ben difficile stimare quando un fusibile si potrà rompere semplicemente guardando il filamento o l’involucro contenitore. Per risolvere questo dubbio, però, si può realizzare il semplice circuito di figura 1 che segnala la rottura del fusibile principale visivamente e acusticamente, anche se in molti casi è sufficiente l’avviso acustico.

Fig. 1 – Il circuito avvisa visivamente e acusticamente quando il fusibile principale si rompe

Questo circuito può lavorare con un ampio range di carico, ma può essere facilmente modificato cambiando qualche componente se occorre adattarlo a condizioni di lavoro particolari. In pratica, quando il fusibile è regolarmente in conduzione, il circuito rimane isolato e non indica nulla, mentre quando il fusibile si rompe ecco che il circuito conduce e quindi attiva le due segnalazioni. Dunque, il condensatore C1 riduce la tensione principale, mentre il diodo D1 la rettifica subito. Il resistore R1 serve a limitare la corrente quando il condensatore C1 è in fase di scarica, mentre il diodo Zener D2 e la capacità C2 generano una tensione continua che va ad alimentare il buzzer e il LED. Così il LED si accende e il buzzer B1 suona.
Come tutti i circuiti di semplice impostazione, anche qui c’è uno svantaggio ed è che non si può esagerare con l’escursione della tensione principale e con il valore del carico. Infatti, quando il fusibile si apre il carico viene alimentato direttamente dalla tensione principale, la quale deve anche circolare in tutto il resto del circuito. Dunque, se il carico è puramente resistivo e la tensione di rete non è 220 V, ma 110 V, allora è bene diminuire la capacità del condensatore C1 almeno a 47 o 68 nF, aumentando un po’ la resistenza del resistore. Con i componenti descritti nella figura 1, il circuito è stato testato per lavorare sui carichi resistivi da 20 a 200 W, ma questa configurazione può sopportare egregiamente anche carichi di potenza ben maggiore.