Elettronica Plus

Telit: come è cambiato il primo CEM nazionale.ERT

La Telital Partecipazioni infatti controllava: Telit – la società principale, ossia la ex-Telital vera e propria, che produceva sistemi di TLC fissi d’utente e cellulari, Unicom (Aversa – sistemi per home building e accesso wireless), Telital Automotive (antifurto veicolari – Viasat), Telit Networks. Alla holding facevano anche capo Ixtant (ex-Telital Manufacturing, il ramo produttivo e la principale entità di gruppo in termini di giro d’affari e numero di dipendenti) e Telital China (creata per sfruttare le opportunità del mercato cinese). A loro volta alcune di queste società di riferimento, in particolare Ixtant, controllavano una piccola galassia di società minori riconducibili al business principale. È stato definito in questo periodo anche l’assetto azionario, dominato comunque da investitori privati del Nordest, investitori istituzionali e fondi di investimento a forte partecipazione bancaria; è stato inoltre deciso un cospicuo investimento per gli anni successivi, 1200 miliardi di lire da spendere entro il 2002 –in particolare al Sud – per una dimensione a regime di 4000 dipendenti, 600 dei quali in Ricerca e Sviluppo; si è ipotizzata anche una futura quotazione in borsa. Qualche giornalista particolarmente ottimista ha parlato, in occasione del lancio della holding, della nascita di un polo nazionale per le telecomunicazioni, mentre il gruppo consolidava nel frattempo i rapporti con il governo cinese. L’ipotesi di crescita si fondava anche su due fondamentali forme di supporto concordate a livello governativo. Il primo contratto di programma con il ministro del Tesoro riguardava la fabbrica di Aversa, per un valore di 159 miliardi, mentre un secondo per 903 miliardi concerneva altri insediamenti in Abruzzo, Campania, Sicilia e Friuli (in pratica quasi tutto l’universo aziendale) ed era stato sottoposto all’esame del ministero del Bilancio proprio in concomitanza della costituzione della holding. Particolare attenzione veniva posta alla ristrutturazione e al rilancio della ex-Modinform di Marcianise.

Cambio di direzione nel 2001

Chiuso un anno fiscale 1999-2000 (al 30 aprile) sempre in perdita, il gruppo è stato rapidamente ricapitalizzato dagli investitori e l’anno solare ha visto una notevole attività della Telit nel campo della ricerca. Una rete di laboratori lavorava attivamente (a Sgonico, Støvring, presso le università di Trieste e di Padova), mentre venivano posti in atto progetti di collaborazione con varie sedi accademiche: sempre le università di Trieste e Padova, poi di Udine, di Roma, di Bologna, di Aalborg in Danimarca e, infine, con il Consorzio Padova Ricerche. A metà 2000 Telit ha deciso una ridefinizione drastica della missione del gruppo, con l’abbandono della piattaforma EMS per concentrarsi sulle società di prodotto. Questo riallineamento strategico del gruppo ha portato al taglio netto del ramo produttivo, con la cessione della Ixtant Electronics Manufacturing alla Finmek (controllata dalla Mekfin), e il relativo passaggio di 2300 dipendenti e 250 miliardi fatturato. Con l’incorporazione della Ixtant, Finmek acquisiva undici impianti, prevalentemente situati in Italia, oltre a una fabbrica a Timisoara; i principali, oltre alla sede di Ronchi dei Legionari, sono stati quelli di Marcianise, di Aversa e di Avezzano. Le attività conferite all’acquirente hanno riguardato la produzione di terminali portatili per telefonia cellulare e satellitare, palmari; schede e subassiemi per TLC e IT, infomobility e consumer. L’acquisto della Ixtant ha anticipato di qualche mese il passaggio della totalità del capitale di Telit alla holding Mekfin, che è stato formalizzato nel marzo di quest’anno. L’ingresso in Mekfin ha comportato ovviamente anche una variazione nell’assetto del gruppo Telit, precedentemente organizzato in tre società di prodotto: le società Telit Mobile Terminals (terminali personali per sistemi cellulari e satellitari), Uni.Com (applicazioni multimediali, reti locali domestiche) e Telital Automotive (infomobilità veicolare ed elettronica di bordo).

La capogruppo Telit Mobile Terminals, con circa 350 dipendenti, una previsione di fatturato al 30 aprile 2002 superiore a 70 milioni di Euro e un forecast di vendita di 900 mila terminali contro 635 mila nell’esercizio 2001, è stata ribattezzata – all’interno della Mekfin – Telit Business Unit ed è la capofila dell’area Comunication, al cui interno si colloca anche la Uni.Com. La Telit Automotive è confluita nell’omonima divisione Mekfin, guidata dalla Dse Magneti Marelli, ultimo acquisto della holding. Contestualmente è avvenuto lo scorporo della controllata danese di Støvring e potrebbero essere messe in atto delle modifiche nella struttura commerciale attuale, che vede la presenza in tutta l’Europa occidentale (ad eccezione della Scandinavia), in Polonia, Slovenia, Croazia (dove esiste anche una microfabbrica, la Telital Mobiltel, per la produzione/assistenza di cellulari destinati al mercato locale), Romania. Negli altri continenti si registrano presenze negli USA, in Brasile, Libia, Sudafrica, Cina, Borneo/Nuova Guinea, Filippine, Australia e Nuova Zelanda. L’offerta di prodotti più recente (ossia quanto presentato al Cebit 2002) riguarda terminali GPRS, un cellulare triband per utilizzo in paesi non aderenti alle norme ETSI per il GSM (come America Centrale, del Sud, USA e Canada) e terminali satellitari, questi ultimi già predisposti per accesso a Internet e ad altre reti dati. I prossimi mesi saranno rivelatori della intenzione della holding Mekfin di proseguire nei filoni di ricerca più impegnativi, come lo sviluppo di nuove piattaforme per le future generazioni mobili (3 e 4 generazione) e la generazione di software per i nuovi terminali.