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Shanghai ringrazia AssofluidERT

Sotto il coordinamento generale dell’organizzatore, anche quest’anno Ptc Asia conferma il carattere di internazionalità. Un caloroso ringraziamento e un benvenuto in particolare va alle associazioni estere, tra cui la tedesca Vdma, il comitato che riunisce le associazioni europee della potenza fluida Cetop, e l’italiana Assofluid.

Con queste parole gli organizzatori del Ptc Asia di Shanghai hanno inteso consolidare la propria partnership con l’Europa, centro di riferimento mondiale della potenza fluida e, in particolare, con Assofluid, l’associazione italiana che raggruppa le imprese operanti nel settore dell’oleoidraulica e della pneumatica. Del resto, non poteva essere altrimenti. Non solo per l’importanza che i mercati del vecchio continente ricoprono, ma anche e soprattutto – aggiungiamo noi – per il fattivo e concreto contributo che queste associazioni hanno apportato alla fiera in termini di metri quadri.

In particolare Assofluid, che ha affiancato insieme ad Assiot (l’associazione italiana dei costruttori di ingranaggi e organi di trasmissione) l’Ice nell’organizzazione della collettiva all’interno dell’Italian Pavillion, la quale ha giocato un ruolo a dir poco determinante, se si considera che la collettiva italiana è la più numerosa presente in fiera ed è la seconda, poco dietro quella tedesca, come numero di metri quadri.

Ptc Asia ha inoltre rappresentato il primo vero impegno istituzionale a livello internazionale per Maurizio Beretta, neo presidente di Assofluid, che ha sfruttato l’occasione per rinsaldare i rapporti di collaborazione con Chpsa, la China Hydraulics Pneumatics &Seals Association con la quale da qualche anno sono in corso collaborazioni a livello statistico e istituzionale.

E la Japan Fluid Power Association? Sebbene il Giappone ricopra una posizione di spicco a livello mondiale, il numero degli espositori nipponici non si è rivelato granché (i giapponesi rappresentano meno della metà degli italiani). Così come la collaborazione a livello associativo che – forse – i cinesi non hanno nemmeno spinto più di tanto memori di un antico e rivaleggiante passato.