La quota del mercato mondiale dell’elettronica è in diminuzione e si sta assestando verso una percentuale vicina all’8%. Per dare un’idea di cosa significa questo numero, basti considerare che aziende del calibro di Samsung e Apple da sole “consumano” un quantitativo di chip pari a quello dell’intera Europa. All’orizzonte non si prospettano grandi cambiamenti, anche tenendo conto del fatto che i prodotti che “spingono” il mercato dei chip (come a esempio smarphone e correlati) sono tutti realizzati in Asia. Nella regione vi è anche una forte concentrazione di fonderie di silicio e a questo proposito non va dimenticato il fatto che le geometrie più fini (3 e 5 mm) sono realizzate solamente da due fonderie in Asia.
Le applicazioni più “gettonate” in Europa – e-mobility, IoT o smart home – non faranno pendere l’ago della bilancia in nostro favore. Noi europei abbiamo messo a repentaglio la nostra posizione aggrappandoci per troppo tempo a tecnologie oramai datate. Nonostante ciò, l’Europa svolge ancora un proprio ruolo come fucina di idee e di innovazioni: quando si tratta di sviluppo e di brevetti, il mondo guarda ancora al Vecchio Continente. La forza innovativa è basata sull’istruzione e la pandemia ha messo in mostra la nostra debolezza, con una rete digitale che è stata colpevolmente trascurata preferendo puntare sulle tariffe.
Le nostre supply chain per i player globali?
Con una pianificazione oculata e sul lungo periodo, potremo mantenere lo spazio a noi riservato dai produttori. In modo particolare, saremo in grado di servire i partner in distribuzione sul lungo periodo. Questo perché i produttori di chip hanno bisogno della prospettiva, che può essere fornita dalla distribuzione, sul mercato in generale, sui progetti più innovativi dei clienti o persino delle start-up per sviluppare i prodotti del futuro. Quelli che pensano che riceveranno un trattamento di riguardo grazie ai “grandi volumi di vendita” dovranno necessariamente fare i conti con problemi di shortage. E’ una questione di priorità, visto che l’Europa conta solo l’8% del mercato globale. Anche per quanto concerne l’industria automobilistica, non siamo certo nelle posizioni di vertice.
Anche se può far male, questa consapevolezza può aiutare a minimizzare perdite ancora più pesanti. Dobbiamo imparare ad analizzare i nostri punti di forza e di debolezza con una mente aperta.
La distribuzione, dal canto suo, ha imparato a fare da cuscinetto tra partner dominanti, a mediante interessi diversi ed eterogenei, a canalizzare flussi di informazioni di vario tipo e a ottimizzare la logistica della supply chain in modo particolarmente efficiente. Il tutto con margini che si sono progressivamente ridotti con gli anni. Ora è arrivato il tempo di riflettere sul valore della logistica e di ciò che è realmente importante.
Non siamo più al centro del mondo, ma restiamo una parte importante di esso: comprendere questo concetto e allinearsi di conseguenza sarà un fattore decisivo. Cooperazione e partnership: le due parole chiave che possono aiutare l’Europa e i suoi player a sopravvivere in un contesto globale.
Foto d’apertura: fonte: sShutterstock, Leo Wolfert,1067461595