La tecnologia ART2 introdotta dalla britannica Akya mira a ridurre costi e rischi di produzione dei chip soggetti a frequenti modifiche
Facilità di sviluppo, concetti di riuso e flessibilità nella progettazione dei circuiti elettronici sono alcune fra le principali motivazioni che hanno portato alla creazione di ART2, una tecnologia messa a disposizione dalla startup inglese Akya. Quest’ultima ha la propria sede principale a Selby, Regno Unito, e ha cominciato a sviluppare nel 2005 la soluzione, che attualmente si trova nello stadio di seconda generazione. Art2 è in sostanza una tecnologia di logica riconfigurabile in maniera dinamica, costituita da una libreria di blocchi di IP (Intellectual property) e da tool software di programmazione. Questa libreria di ‘building blocks’ (registri, multiplier, e così via) permetterebbe agli sviluppatori di sistemi di ottimizzare i progetti, riducendo il più possibile l’ingombro e il costo dei chip. La società sottolinea anche che con Art2 è possibile ridurre i rischi legati alla produzione dei semiconduttori custom, perché i circuiti integrati possono essere riadattati ai cambiamenti negli standard o nei requisiti, senza dover affrontare una riprogettazione ex novo dei semiconduttori. Questo significa poter estendere il ciclo di vita dei prodotti e correggere eventuali problemi anche dopo il tape-out, cioè dopo la fase finale del ciclo di sviluppo che definisce il completamento del progetto.
Al momento, commenta l’amministratore delegato Colin Dente, Akya è in grado di proporre sul mercato un prodotto completo, per il quale ha già un parco utenti (Oem, chip maker) che lo adottano attraverso la formula del licencing. Ma qual è il vantaggio rispetto ad altre soluzioni simili? «Questa tecnologia – spiega – permette all’utente di costruire il proprio dispositivo programmabile in maniera molto focalizzata per una specifica area applicativa. In tal modo si possono evitare molti costi che altre tecnologie riconfigurabili determinano». È il caso ad esempio di quelle per creare dispositivi ‘general purpose’ in svariate applicazioni, che però non sono ottimizzati riguardo all’utilizzo delle diverse risorse. Tali tecnologie di logica riconfigurabile, secondo Akya, si rivelano quindi inadatte alle applicazioni di tipo ‘low power’ e ‘low cost’, dove gli overhead risultano elevati in confronto alla soluzione Art2. Quest’ultima, anch’essa indirizzata a creare sistemi general purpose, è firmware-based e consente di apportare modifiche alle funzionalità dei dispositivi anche in fase di avanzata lavorazione, e con una rapidità sufficiente a seguire i ritmi di cambiamento dei requisiti tecnici imposti dall’evoluzione del mercato.
Colin Dente, amministratore delegato di Akya
Inoltre, modificare la configurazione del firmware di un solo chip permette di creare e fornire diverse varianti di uno stesso prodotto, da indirizzare a utilizzi e utenti diversi, evitando i costi di sviluppo che altrimenti si avrebbero con la progettazione di una completa gamma di differenti dispositivi.
La libreria di building block Art2 dà in sostanza agli utenti la possibilità di costruire un Ip core con risorse strettamente tagliate sui requisiti dell’algoritmo o degli algoritmi da implementare, quindi specifico per l’applicazione, e integrabile nel progetto come parte di un più complesso circuito Asic o Assp. Un altro elemento di forte differenziazione rispetto ad altre soluzioni, aggiunge Dente, è nei progetti in cui occorre prevedere un certa quantità di potenza di elaborazione in alcune aree del chip, quindi diverse funzioni di signal processing in punti diversi: con Art2 è possibile distribuire tali funzioni con maggior facilità, rispetto all’alternativa di sviluppare un più voluminoso Dsp core multitasking con una complessità più elevata da gestire, ad esempio a livello di sistema operativo.
Tante applicazioni nel signal processing
E gli sbocchi di mercato? «La soluzione Art2 è indicata in ogni settore in cui è richiesta un’elevata potenza di elaborazione del segnale – risponde Dente -. I mercati su cui siamo inizialmente focalizzati sono quelli delle telecomunicazioni wired e wireless, inclusi i terminali di telefonia mobile». Ma i piani di commercializzazione della tecnologia si allargano anche ai personal media player e codec, per gestire i contenuti multimediali audio e video, e ai sistemi radio come le Sdr (software defined radio). Vi sono poi le utilizzazioni nel digital imaging medicale; quelle nel mondo automotive, per eseguire tutto il lavoro di elaborazione dei segnali richiesto dai sistemi di assistenza alla guida e al parcheggio. Un altro settore chiave è poi quello degli ‘hard disk controller’, un mercato considerato molto ampio, precisa Dente. Applicazioni di rilievo si hanno anche nel campo della difesa e della security, nelle attrezzature per identificare la presenza di esplosivi o agenti chimici o biologici. Tutti utilizzi in cui serve parecchia potenza di signal processing, in molti casi da incorporare in dispositivi portatili a basso consumo e ‘battery powered’.
Attualmente Akya sta dirigendo la propria strategia di business soprattutto negli Stati Uniti, e anche in Giappone, mentre per il momento non ha piani immediati in Europa. Come detto, Art2 rappresenta la seconda generazione della tecnologia che ha però una roadmap già segnata. «Abbiamo un piano di realizzazione di una nuova versione, che prevediamo di rilasciare per il prossimo anno» conclude Dente, aggiungendo che Akya sta anche collaborando con la società olandese Associated Compiler Experts (Ace), produttrice del sistema di sviluppo di compiler professionali CoSy. L’obiettivo è migliorare le caratteristiche di Art2 in termini di programmabilità, rispondendo alle richieste dei clienti, che desiderano poter programmare il firmware dei dispositivi utilizzando il linguaggio C.