Insieme, Cina e Taiwan detengono circa il 37% della capacità globale di produzione di circuiti integrati, quasi 3 volte quella del Nord America e l’aggiornamento di ottobre di IC Insights al rapporto McClean, sottolinea questo e altri aspetti. Il bollettino attinge alle informazioni contenute nel rapporto Global Wafer Capacity 2021-2025 per commentare l’attuale situazione di alta tensione tra Cina e Taiwan e per analizzare che cosa potrebbe significare per l’industria dei circuiti integrati il passaggio di Taiwan alla Cina.
Secondo IC Insights, infatti, una sana crescita economica globale futura dipenderà sempre più dalla continua introduzione di sistemi elettronici avanzati.
Il conflitto commerciale in corso tra Stati Uniti e Cina si è intensificato negli ultimi due anni. Le paralizzanti sanzioni commerciali, in particolare per quanto riguarda la tecnologia degli IC, che gli Stati Uniti hanno imposto a Huawei, la più grande azienda di elettronica della Cina, e in misura minore a SMIC, la più grande foundry cinese di circuiti integrati, hanno, secondo IC Insights, indotto a mettere in discussione come il Paese sarà in grado di competere in futuro per i circuiti integrati e l’elettronica.
È sempre più evidente che la risposta della Cina a questa domanda è focalizzata sulla sua riunificazione di Taiwan.
Occorre considerare infatti che , a dicembre 2020, Taiwan deteneva la quota maggiore della capacità del settore dei circuiti integrati di qualsiasi Paese o regione del mondo. Guidata da TSMC, Taiwan detiene di gran lunga la quota maggiore di capacità di produzione di IC all’avanguardia, cioè <10 nm, (63%) di qualsiasi Paese del mondo. La Corea del Sud, rappresentata da Samsung, detiene il restante 37%. A questo va aggiunto che le aziende taiwanesi detengono quasi il 90% della capacità totale di circuiti integrati di Taiwan. Le uniche altre fab non taiwanesi di IC situate a Taiwan sono quella di proprietà di Diodes con sede negli Stati Uniti e due fab DRAM su wafer da 300 mm di proprietà di Micron . Di fatto Taiwan detiene il 22% della capacità di produzione mondiale di circuiti integrati su wafer da 300 mm, seconda solo alla Corea del Sud, che detiene una quota del 25%. Al contrario, il Nord America possiede solo una quota dell’11%.
Si prevede inoltre che le foundries pure-play di Taiwan (ovvero TSMC, UMC, Powerchip, Vanguard, eccetera) rappresenteranno quasi l’80% del mercato mondiale delle foundries pure-play nel 2021.
Il problema di fondo, quindi, è che, attualmente, non esiste una location più importante per capacità e produzione di circuiti integrati di Taiwan. Inoltre, la Cina ha un enorme problema con la sua incapacità di produrre dispositivi IC all’avanguardia per le sue future esigenze, un problema che ritiene possa essere risolto attraverso la riunificazione con Taiwan con qualsiasi mezzo necessario.
Gli analisti ritengono che l’economia taiwanese crollerebbe se la Cina tentasse di prendere il controllo militare della nazione insulare, ma anche l’economia cinese ne soffrirebbe notevolmente. La domanda è se la Cina è disposta ad accettare un sacrificio economico relativamente a breve termine per il beneficio a lungo termine di avere la più grande capacità di produzione di circuiti integrati all’avanguardia sotto il suo controllo per molti anni a venire.