Nel primo trimestre del 2020 il fatturato dei semiconduttori scende dell’11,7%, posizionandosi intorno ai 2,19 miliardi di euro. Ecco quanto emerge dal report DMASS. Il calo della domanda, le difficoltà macro economiche e il Covid-19, contribuiscono ad infliggere perdite al mercato dei componenti, rimasto dunque privo di un innesto utile ad accendere la ripresa.
Georg Steinberger, chairman di DMASS commenta: “Le previsioni sono difficili, in particolare per il futuro … ci aspettavamo già che il primo trimestre 2020 non sarebbe stato da record, ma pensavamo fosse l’ultimo di una fase discendente. COVID-19 non sta solo minando la salute delle persone in tutto il mondo, ma ha creato una situazione in cui le economie resteranno sofferenti per un po’. L’arresto in molti paesi e il rallentamento della produzione industriale sta colpendo in modo piuttosto grave l’industria elettronica, e il maggiore impatto arriverà nei prossimi trimestri. Ciò che ha fatto è stato anche distorcere la visibilità all’interno della supply chain, il che rende difficile prevedere ciò di cui l’industria potrebbe aver bisogno nei prossimi mesi”.
I risultati tuttavia non sono omogenei in tutti i Paesi: per Francia, Regno Unito, Paesi Nordici e Benelux il calo è stato superiore alla media, per la Germania i risultati sono stati nella media, al di sopra delle aspettative per l’Europa dell’Est. Le vendite del Regno Unito nella semidistribuzione si sono chiuse a 129 milioni di Euro (-19,4%), in Germania a 646 milioni di Euro (-11,8%), in Francia a 140 milioni di Euro (-17,7%), in Italia a 203 milioni di Euro (-6,5%), Nordic a 154 milioni di euro (-38%) e nell’Europa orientale a 389 milioni di euro (-4%). Solo pochi paesi hanno mostrato numeri positivi.
“Dobbiamo ancora vedere come si proseguirà il 2020 – precisa Georg Steinberger – come al solito potrebbero esserci effetti sorprendenti. Inoltre, non dobbiamo dimenticare il fatto che alcuni DTAM sono stati trasformati in attività dirette dai produttori, come si vede chiaramente dai risultati dei Paesi nordici”.
Dal lato della produzione, la notizia positiva è che alcune aree di prodotto (Programmable Logic, Opto, MCUs e Advanced Logic) non sono state colpite in modo così grave come le altre, mentre in particolare le commodities (Discreti, Analog, Memories e Standard Logic) ne hanno risentito maggiormente. Essendo il più grande gruppo di prodotti, i circuiti integrati analogici sono diminuiti del 12,2%, scendendo a 647 milioni di euro, MOS Micro del 9,9%, posizionandosi a 427 milioni di euro; i Power Discretes sono calati del 10,3% (247 milioni di euro), gli Opto del 6,3% (202 milioni di euro), le Memorie del 18,2% (186 milioni di euro), la Programmable Logic del 6,2% (155 milioni di euro), la Advanced Logic dell’8,6% (119 milioni di euro) e, infine, i Discreti del 24,9% toccando i 114 milioni di euro.
“Dopo un trimestre – conclude Steinberger – uno dei pochi dati oggi in nostro possesso è che le commodities hanno sofferto più dei prodotti complessi, il che non sorprende in una recessione e può facilmente cambiare. Notevole può anche essere il fatto che i MCU hanno fatto molto meglio dei microprocessori o dei DSP. All’inizio della crisi, era l’interruzione della produzione in Asia a destare preoccupazione, ora è l’altra estremità della catena di approvvigionamento: i clienti e le loro incertezze. La perdita di visibilità sia dal lato cliente che da parte del fornitore richiederà senza dubbio del tempo per riflettere e trovare soluzioni. Mentre i governi fanno i salti mortali per salvare l’economia, sarebbe saggio studiare come implementare nelle infrastrutture pubbliche un’innovazione a lungo termine possa fare da punto di partenza e guida della crescita dell’industria digitale”.