Edge computing – la killer app del 5G?

Il 5G è finalmente arrivato. Molti di noi hanno già abbandonato il loro smartphone 4G, mentre le aziende stanno facendo i conti con il nuovo standard. Il momento non potrebbe essere migliore: ci sono ora più di tre miliardi di utenti di smartphone in tutto il mondo, mentre il numero di applicazioni data-intensive su cui le aziende fanno affidamento non è mai stato così alto.
Ma in termini pratici, quali sono le reali differenze rispetto al 4G? Per farla breve, il 5G promette la latenza ultra-bassa e l’alta capacità necessaria per far funzionare più efficacemente le applicazioni ad alta intensità di dati. Per prima cosa, è incredibilmente veloce: con il 5G, i dati possono viaggiare da un dispositivo a un ripetitore e ritorno in soli 3 millisecondi (rispetto ai 12-15 millisecondi del 4G). Questo apre enormi possibilità per applicazioni avanzate. Se abbiamo visto un sacco di pubblicità intorno a ciò che il 5G può offrire, molto è vero. La velocità e la bassa latenza del 5G aprono la porta alla diffusione mainstream dei veicoli autonomi, per esempio. I medici potrebbero usare il 5G a supporto delle diagnosi istantanee dei pazienti, riducendo il tempo necessario per aspettare un risultato. Le possibilità sembrano infinite.
I problemi di sempre
O almeno, lo fanno in teoria. Il 5G riesce a rivelare il suo potenziale solo quando le reti che lo supportano si mostrano all’altezza. Come per ogni tecnologia all’avanguardia, l’arrivo del 5G nel mainstream è stato graduale, irregolare. La copertura di rete rimane abbastanza limitata, mentre le imprese si trovano ancora saldamente in fase di sperimentazione, con l’eccezione di alcuni early adopter.
Molto di questo dipende dai dati. Le applicazioni e i servizi supportati dal 5G producono una grande quantità di dati, che sta crescendo man mano che l’adozione del 5G diventa più diffusa. Il problema con tutti questi dati è che i canali che li trasportano da e verso il cloud e i data center fisici semplicemente non hanno la capacità di gestire un così grande volume di dati. Allo stesso tempo, l’ultra-bassa latenza che il 5G promette si applica solo all’ultimo passaggio – il trasferimento dalla torre della cella al dispositivo endpoint stesso. L’invio di dati dalla torre della cella a un datacenter centrale nel cloud può ancora richiedere fino a 500 millisecondi, e questo prima ancora di considerare il viaggio di ritorno. Quindi, per tutti i suoi potenziali benefici, l’esperienza 5G può ancora essere lenta, e soggetta ad alti costi di larghezza di banda. Se il 5G intende mantenere la sua promessa, sarà necessario un nuovo approccio.
Vivere al limite
Niente di tutto ciò deve suggerire che il 5G è destinato a fallire. Siamo ancora nelle prime fasi, e possiamo aspettarci che le reti migliorino per gestire il nuovo standard man mano che l’uso aumenta. Mentre questo processo prende forma, possiamo aspettarci che un ruolo chiave sia giocato dall’edge computing.
Mentre le definizioni di edge computing variano, la maggior parte lo considera un’architettura cloud distribuita composta da micro data center locali. Piuttosto che strutturare le reti intorno a un “nucleo”, cui i dati vengono continuamente inviati per l’elaborazione e l’analisi, le reti periferiche permettono ai dati di essere elaborati dai micro data center ai “margini” della rete, riducendo al minimo la necessità di inviare i dati avanti e indietro a un server centralizzato o al cloud e diminuendo l’uso della banda e la latenza. Essenzialmente, porta i dati e il calcolo all’interno di quell’ultimo passaggio, in cui è possibile sentire la potenza reale del 5G. In altre parole, l’edge computing permette alle applicazioni di trarre pieno vantaggio dal 5G.
Un concreto vantaggio reciproco
L’edge computing è anche già abbastanza ben consolidato. Sono molte le organizzazioni che hanno già lanciato iniziative di questo tipo: alcune, come SyncThink, Molo17 e Doddle, lo usano per ottenere un vantaggio competitivo reale.
Un esempio concreto è rappresentato da Zulu.E. La soluzione sviluppata da MOLO17 per ZuluMedical su base Couchbase, è già uno strumento potente che beneficerebbe sicuramente di questi sviluppi tecnologici. Già oggi, infatti, gestisce in modo eccellente dati critici come quelli provenienti dai dispositivi medicali IoT presenti nelle ambulanze e consente la raccolta e trasmissione delle informazioni dei pazienti alle centrali di emergenza e agli ospedali di destinazioni. L’arrivo del 5G integrato nella sofisticata architettura edge progettata da MOLO17 consente l’analisi, l’elaborazione e la condivisione con il cloud di serie di dati ancora più grandi e in modo ancora più veloce. In un contesto applicativo come quello delle emergenze, in cui bisogna prendere decisioni salva-vita e coordinare persone e dati in tempo reale, questo approccio al computing moderno abilita una nuova classe di applicazioni con resilienza, velocità, sicurezza ed efficienza senza precedenti.
Il fatto che l’edge computing sia già ampiamente in uso suggerisce che l’adozione diffusa del 5G potrebbe essere molto più agevole di quanto i suoi impegnativi requisiti suggerirebbero. E proprio come l’edge computing permette a più organizzazioni di iniziare a sperimentare il 5G, il 5G a sua volta permette alle organizzazioni di ottenere di più dalle loro implementazioni edge esistenti. Con l’arrivo del 5G, infatti, l’architettura diventa più di un vantaggio competitivo: rappresenta un approccio best-practice al computing moderno che abilita una nuova classe di applicazioni con resilienza, velocità, sicurezza ed efficienza senza precedenti.
Fabio Gerosa, Sales Director Italy, Couchbase
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