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Edge computing: adesso è mission-criticalERT

Dal fog computing all’edge computing mission-critical : l’evoluzione di un paradigma di elaborazione nelle parole di Flavio Bonomi, Technology Visionary for Fog/Edge Computing che attualmente ricopre la carica di Board Technology Adviser presso Lynx Software Technologies

F. Bonomi

Prima di parlare di edge computing mission-critical, ci può fare un breve excursus sulla sua carriera e sui risultati che ha ottenuto?

Sono particolarmente orgoglioso dei miei anni in Cisco dove, in qualità di Cisco Fellow, ho guidato l’organizzazione “Advanced Architecture and Research” il cui obiettivo era l’esplorazione delle più promettenti transizioni tecnologiche, tra cui Software Defined Networking, Cloud Computing, Big Data e Streaming Analytics, IIoT e l’avvio dell’era del Fog/Edge Computing. Un altro motivo di orgoglio è la creazione, a partire da zero, di una start-up che ha preso il nome di Nebbiolo Technologies.

Qual è il motivo per cui ha lasciato Cisco per lanciarsi nella nuova avventura di Nebbiolo?

Penso che la ragione principale sia stata la difficoltà di convincere i “top decision-makers” a credere e investire in tecnologie innovative invece di dover aspettare e quindi agire in qualità di “follower”. Inoltre speravo di potermi muovere più velocemente per tradurre in realtà la mia visione tecnologica, senza dover sprecare tempo prezioso per cercare di convincere i diversi responsabili delle decisioni che si trovano ai vari livelli della struttura gerarchica di una grande Corporation. Ho imparato che per perseguire le proprie visioni tecnologiche è necessaria un’assidua opera di convincimento, se non di vera e propria evangelizzazione. Nel momento in cui si fonda una start-up come Nebbiolo è necessario convincere gli investitori, il consiglio di amministrazione, i potenziali clienti….. E’ stata in ogni caso una lezione molto utile.

Nel campo del “fog computing” è senza dubbio un’autorità riconosciuta. Ci può spiegare il collegamento tra fog ed edge computing, ovvero il settore in cui adesso sta lavorando con Lynx?

Come ho affermato poc’anzi, la visione di “fog computing” che ho perseguito dal 2010 in Cisco aveva “in nuce” gli elementi chiave dell’”edge mission-critical”. Quest’ultimo concetto è nato dall’integrazione dei requisiti tipici dell’elaborazione embedded – ovvero protezione, funzionamento sicuro e in real-time, comportamenti deterministici – nella gestione del ciclo di vita delle moderne applicazioni (che non possono prescindere dalla connessione in rete, dalla virtualizzazione e dall’utilizzo di container) e nell’elaborazione di dati e informazioni complesse.

Una convergenza di questo tipo, non facile da ottenere e spesso scomoda, che può essere foriera di scontri tra culture se non addirittura tra generazioni, è comunque inevitabile in quanto i sistemi fisici si interfacciano con il mondo digitale e dell’elaborazione con interazioni di tipo “time-sensitive”, ovvero basate sul tempo, che devono essere prevedibili per garantire la sicurezza e ovviamente non devono essere esposte ad attacchi informatici che potrebbero avere conseguenze molto serie.

Tutto ciò è evidente si si va a leggere il fondamentale articolo  “Fog Computing and its Role in the Internet of Things” apparso nel 2012. In mancanza di un edge mission-critical completamente esplicitato non sarà possibile consolidare, orchestrare e potenziare in sicurezza – con i risultati dell’analisi dei dati e dell’intelligenza artificiale – i tanti sottosistemi sommariamente connessi, frammentari e datati che oggi controllano gli ambienti fisici. Di conseguenza concetti quali trasporti a guida autonoma, robotica, Industry 4.0, sanità intelligente non potranno trasformarsi in realtà concrete.

Quali sono le ragioni che lo hanno spinto a entrare nel Board di Lynx e, dal punto di vista tecnico, qual è il “plus” di questa azienda?

L’obiettivo finale di Nebbiolo, che ho perseguito fin dal giorno della sua costituzione, era molto chiaro e includeva gli elementi di ciò che ora viene definite edge mission-critical, ovvero funzionalità real-time, un adeguato livello di protezione e sicurezza. Come si può constatare, sono tratti distintivi degli ambienti embedded. Per questa ragione ho “avvicinato” Nebbiolo alla tecnologia sviluppata da Lynx e quest’ultima, dal canto suo, ha supportato Nebbiolo durante i primi sei mesi di avviamento. Nebbiolo ha poi proseguito per la sua strada, senza adottare la tecnologia di Lynx. Dopo un lustro mi sono reso conto che al concetto di edge computing mancava un tassello: gli elementi mission-critical. Azienda che può senz’altro vantare esperienze di successo in numerosi mercati verticali che richiedono soluzioni mission critical in ambienti virtualizzati, Lynx Software Technologies ha tutte le carte in regola per rivestire un ruolo da protagonista nella diffusione e nell’affermazione del concetto di edge mission-critical. Le attuali applicazioni di riferimento per Lynx valorizzano caratteristiche tipiche delle implementazioni embedded mission-critical in aree come l’avionica e la difesa. Tali implementazioni di solito sono focalizzate su un singolo sistema di elaborazione che opera in isolamento, richiede l’immutabilità per quanto concerne l’allocazione di risorse dopo l’avvio e considera una vulnerabilità la gestione da remoto delle risorse.

Lynx sta ora rivolgendo la propria attenzione verso mercati adiacenti, tra cui Industrial Internet of Things, automotive, robotica, droni e satelliti. Questi mercati richiedono un’architettura dell’infrastruttura che si adatta perfettamente alla nostra definizione di edge mission-critical. Nelle due figure fornite a corredo viene illustrato l’utilizzo dell’architettura edge mission-critical in due mercati molto significativi come l’automotive e l’automazione industriale. Per tale ragione sono particolarmente contento di essere entrato a far parte del Board di Lynx, con il quale condivido l’impegno di trasformare il concetto di edge mission-critical in una realtà concreta e diffusa. All’interno di Lynx porto avanti la medesima visione originale che mi ha spinto a fondare Nebbiolo. Ci vorrà sicuramente del tempo, ma credo sia un passo fondamentale per molti settori industriali e Lynx può dare un contributo significativo in questo senso.

Per finire, uno sguardo all’Italia. Qual è la sua visione relativamente al mercato embedded e qual’è l’attività che attualmente sta svolgendo e le sta dando più soddisfazioni in quello che è anche il suo Paese d’origine?

Senza dubbio l’Italia può vantare un know how consolidato nel campo delle tecnologie embedded, frutto di un tessuto industriale molto variegato che comprende aziende operanti nei più diversi settori, tra cui automotive, automazione, energia, petrolifero, aerospaziale e militare. Il substrato culturale in tutti questi settori è senza dubbio di prim’ordine. Non bisogna neppure dimenticare che il panorama industriale italiano costellato da micro, mini e medie imprese, assicura quella rapidità di risposta che a volte difetta nelle organizzazioni di maggiori dimensioni. Negli ultimi 20 anni, comunque, L’Italia si è un po’ “smarrita” in alcuni settori quali quelli di IT e consumer. Sono comunque convinto che nel momento in cui concetti come Industrial Internet e sistemi ciber-fisici troveranno piena attuazione, l’Italia potrà giocare un ruolo di primo piano e fornire contributi di sicuro rilievo. Il mio obiettivo, e l’attività che mi dà maggiori soddisfazioni, è ampliare sempre più la mia collaborazione con ricercatori, innovatori, imprenditori e industriali italiani per condividere con loro le mie esperienze e la mia passione per tutte queste tecnologie multi-disciplinari che sono sicuro, contribuiranno a rendere il mondo un posto migliore.