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EON EWS n . 632 - LUGLIO / AGOSTO 2019 27 Eppure, paradossalmente, quegli occhiali richiederan- no oltre 100 Mbps! Perché? Perché i nostri sensi richie- deranno i “giusti” 100 Mbps. Pensate alla seguente ana- logia: la gente dice spesso che una fotografia equivale a mille parole; eppure, tro- vare le 1.000 parole esatte che descrivono perfetta- mente una fotografia è mol- to più difficile… E lo stesso succede con i nostri sensi: gli occhiali smart nel 2035 dovranno trasmettere mol- te più “parole” per fornirci i dati di cui in realtà abbiamo bisogno…. Tuttavia, quale che sia lo scenario che pensate sia più verosimile si realizzi, non ci sarà nessuno spazio per connessioni che cado- no spesso, come succede ancora oggi. Di conse- guenza, ci aspettiamo che l’industria delle telecomuni- cazioni continui a investire in reti (di piccole celle) che forniscano con efficacia una velocità omogenea – e garantita – di 100 Mbps per tutti; reti che mettano al centro del palcoscenico la larghezza di banda umana, anziché le (massime) velo- cità di oggi. Una rete flessibile per applicazioni di Industria 4.0 In ambito industriale ci tro- veremo a fronteggiare le esigenze di “Industria 4.0”, caratterizzate da nuovi me- todi di produzione, nuovi prodotti e nuovi modelli d’impresa grazie alla digita- lizzazione estensiva. Il successo del concetto di Industria 4.0 dipende dal grado di flessibilità con cui riusciamo a soddisfare le nuove domande e tenden- ze. Per questa ragione, un ambiente cablato che è dif- ficile da riconfigurare corre il rischio di diventare obso- leto. Eppure, al tempo stes- so, le tecnologie wireless come il WiFi spesso non sono (ancora) abbastanza affidabili negli stabilimenti di produzione con le con- seguenze che possiamo immaginare… Ciò di cui avremo bisogno in un contesto industriale è una rete affidabile e stabi- le che garantisca una lar- ghezza di banda wireless di circa 10 Mbps verso e da ogni macchina, e una latenza limitata. Così, anche negli ambienti industriali, dobbiamo muo- verci in direzione di reti che forniscano una copertura omogenea e sicura, invece di dispiegare reti instabili con picchi di velocità eleva- ti. Sarà così soprattutto se ci si aspetta che nelle fab- briche di domani gli esseri umani si muoveranno equi- paggiati con occhiali per la realtà aumentata. Tec- nologie come 5G, massive MIMO e massive MIMO di- stribuito potrebbero gioca- re un ruolo importante nel trasformare in realtà questa visione futura. Intelligenza artificiale: focus sull’efficienza energetica L’aspettativa generale è che, entro il 2035, l’intelli- genza artificiale (AI) sem- plificherà considerevolmen- te le nostre vite e ci aiuterà a prendere le decisioni mi- gliori in qualunque ambito delle nostre esistenze. Ma in che modo possiamo as- sicurarci che questa visio- ne diventi realtà? La ricetta segreta potrebbe consistere nel “distribuire” l’intelligenza. Se vogliamo introdurre l’AI in un modo efficace, dispiegare l’intelli- genza nella sua interezza, i data center centrali non sono un’opzione; di sicuro non in scenari – per esem- pio nel caso delle auto a guida automatica – in cui le decisioni devono essere prese in tempo reale, o con un rapido anticipo. Del re- sto, non è possibile inserire l’intelligenza nei dispositivi stessi (sensori e così via), per via delle capacità di me- moria e di batteria limitate. Così l’intelligenza dovrà es- sere collocata in quella che viene chiamata la “periferia” della rete. Ma anche se l’intelligen- za alla periferia della rete assicura che non viaggino per la rete flussi di dati ec- cessivi (il che richiederebbe un grande impiego di ener- gia e larghezza di banda), avremo ancora bisogno di migliorare l’efficienza ener- getica delle nostre reti mol- tiplicandola per un fattore da 10 a 100, per rendere sostenibile un’AI fattibile. Possiamo farlo ottimizzan- do lo schema dei circuiti e la tecnologia, ma anche sviluppando meglio la tec- nologia di compressione (dei dati). Che cosa cambierà nel 2035? Ciò che avranno in comu- ne nel 2035 le tre reti che abbiamo appena descritto, sarà il fatto che non saranno più valutate utilizzando indi- catori quali la massima ca- pacità e la massima velocità. Le considerazioni più impor- tanti riguarderanno affidabi- lità, efficienza energetica e larghezza di banda garanti- ta. Un’eccezione (anche se probabilmente dopo il 2035) sarà rappresentata dalle reti che dovranno suppor- tare applicazioni realmente immersive, come i display olografici e le applicazioni di realtà virtuale. Queste ap- plicazioni richiederanno una rete costituita da celle molto piccole in grado di fornire decine di gigabit per secon- do (Gbps) a distanze di po- chi metri, in un modo estre- mamente efficiente sotto il profilo energetico. Pensate alla tecnologia ATTO. Ora proviamo a immagi- nare come daremo forma a un mondo simile sul lun- go termine. Se pensiamo davvero al futuro (persino oltre il 2035), in che modo dispiegheremo e gestiremo tutte quelle celle wireless? Oggi per farlo alcune regio- ni stanno installando reti di fibra ottica, ma come svi- luppare una rete mondiale di fibra ottica, che arrivi in luoghi dove installare cavi è sia difficile sia estremamen- te costoso? Forse la natura potrebbe darci una mano. Magari potremmo sviluppare – per esempio attraverso la mani- polazione genetica – alberi e arbusti ibridi in grado di assolvere alle funzioni di antenna…? E su un periodo più lungo, le radici degli alberi potreb- bero contenere cavi di fibra integrati in grado di proce- dere attraverso il terreno organicamente…? Dieci anni fa, ricercatori di Bell Laboratories/Lucent Technologies hanno già fatto un tentativo di realizzare una spugna marina che si trasformasse in un cavo di fibra per trasportare dati (Fonte: Aizenberg/Lucent Technologies) T ECNOLOGIE

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