EON_625

EON EWS n . 625 - DICEMBRE 2018 3 T ERZA P AGINA si è rivelata particolarmente critica nei confronti dell’intera industria cinese, accusandola senza mezzi termini di furto di proprietà intellettuale, dumping, trasferimenti tecnologici forzati e cooperazione – imposta con legge nazionale nel 2017 – con il governo di Pechino in materia di intelligence . E’ in quest’ottica che il governo americano, ad- ducendo non meglio precisate “preoccupazioni per la sicurezza nazionale” con particolare riferi- mento alle basi USA oltreocea- no, ha iniziato a far pressione su Paesi alleati ed operatori di tele- comunicazioni in Europa, Asia e Oceania affinché evitino di utilizzare tecnologia cinese nelle piattaforme di comunicazione at- tuali e di prossima generazione. A farne le spese è stata sopra- tutto Huawei, vero e proprio fiore all’occhiello dell’Hi-Tech made in China all’avanguardia nel 5G e attualmente secondo produttore mondiale di smartphone (il pri- mo, in Italia). I primi a rispondere all’appello di Washington sono i restanti membri del cosiddetto ‘Five Eyes ’, ossia Regno Uni- to, Australia, Nuova Zelanda e Canada che con gli USA for- mano un’alleanza dedita alla condivisione delle informazioni L e recenti schermaglie com- merciali tra Stati Uniti e Cina rientrano in un ben più ampio disegno per assicurarsi il predo- minio tecnologico che alimente- rà la crescita economica e l’e- gemonia militare nei decenni a venire. Le reti di comunicazione 5G rappresentano un elemen- to essenziale per il successo di IoT e Industry 4.0. La comples- sità e i frequenti aggiornamenti di hardware e software rendono estremamente difficile scruti- nare in maniera esaustiva tutti i componenti dell’infrastruttura di rete per eventuali exploit nasco- sti; l’affidabilità del sistema dal punto di vista della sicurezza si trova così ad essere subordinata alla fiducia nel produttore e alla sua reputazione sul mercato. Tuttavia, delegare la produzione di tali sistemi a nazioni appar- tenenti a blocchi geopolitici con i quali in futuro ci si potrebbe scontrare, anche sul piano mi- litare, non può che generare nervosismo negli ambienti della Difesa di qualsiasi Paese. Gli Stati Uniti non hanno mai fatto segreto della loro diffidenza nei confronti della tecnologia asia- tica e l’attuale amministrazione di intelligence . Le due nazioni oceaniche hanno vietato alle aziende locali di appoggiarsi a Huawei per la realizzazione delle proprie piattaforme 5G, il Canada ha avviato un’indagine per stabilire eventuali falle di sicurezza, mentre in UK, dove British Telecom ha rinuncia- to ai propositi di appoggiarsi al produttore asiatico, Huawei collabora da tempo allo scruti- nio di hardware e software da parte del Cyber Security Eva- luation Centre, sotto l’occhio dei servizi segreti britannici. Più di recente, anche il Giappone ha manifestato l’intenzione di evitare i prodotti di Huawei e della connazionale ZTE , men- tre in Europa il vicepresidente della Commissione Europea per il mercato unico digitale ha dichiarato che la UE dovrebbe mostrare preoccupazione per la possibilità che certe aziende ci- nesi “abbiano aperto i propri si- stemi per una specie di servizio segreto”. Huawei, dal canto suo, esprime frustrazione per la diffi- denza mostrata e sottolinea che opera nel rispetto delle regole in 170 Paesi in tutto il mondo e i rischi per la cybersicurezza non sono diversi da quelli as- sociati a qualsiasi altro produt- tore ICT, specie considerano la condivisione delle metodologie produttive e della supply chain. I media cinesi, interpretano le pressioni statunitensi come un tentativo di ostacolare il suc- cesso di un’azienda straniera concorrente distruggendone la reputazione. A complicare le cose, lo scorso primo dicembre, si è aggiunto l’arresto in Canada di Meng Wanzhou, Chief Finan- cial Officer di Huawei e figlia del fondatore e CEO Ren Zhengfei. L’accusa è quella frode in rela- zione all’elusione delle sanzioni imposte dagli USA sull’Iran tra il 2009 e il 2014 per tramite di un’azienda terza, Skycom, eco- nomicamente legata a Huawei. Rilasciata su cauzione dopo oltre dieci giorni di detenzione, Meng Wanzhou potrebbe esse- re estradata negli USA per es- sere processata. La protesta del governo cinese è stata imme- diata ed è stata seguita da una dichiarazione di non coinvolgi- mento politico del Primo Mini- stro canadese Justin Trudeau, dalla fortuita detenzione in Cina di un ex-diplomatico canadese e dall’intervento del Presidente USA Donald Trump in un’offer- ta di mediazione “se dovesse rispondere agli interessi della sicurezza nazionale o contribu- ire a conseguire un accordo di mercato con la Cina”. La guerra fredda commerciale non è mai stata così esplicita. L’ostracismo dei ‘Five Eyes’ nei confronti di Huawei e l’arresto del suo CFO in Canada hanno aperto inquietanti scenari nel confronto USA-Cina per il predominio tecnologico M ASSIMO G IUSSANI (E)venti di guerra

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