EO 520

Sesto criterio: la frequenza di aggiornamento della forma d’onda La struttura digitale degli oscilloscopi comporta che questi strumenti debbano svolgere delle elaborazioni. In pratica, impiegano del tempo per elaborare il segnale acquisito e inviarlo allo schermo prima di iniziare una nuova acquisizione. Il tempo di elaborazione è essen- zialmente un tempo morto in cui l’oscilloscopio non misura il segnale. Questo intervallo di tempo è chia- mato frequenza di aggiornamento della forma d’onda, talvolta è detto anche frequenza di trigger perché è l’in- tervallo che intercorre tra un evento di trigger e il suc- cessivo. Va da sé che quanto più rapida è la frequenza di aggiornamento, tanto più reattivo sarà l’oscilloscopio. Analogamente, quanto più veloce è la frequenza di ag- giornamento, tanto minore sarà il tempo morto e questo aumenta la possibilità di catturare anche eventi transi- tori. La frequenza di aggiornamento della forma d’onda usa come “unità di misura” le forme d’onda al secondo (wa- veforms per second, Wfms/s) per enfatizzare che indica il numero di acquisizioni nel tempo che l’oscilloscopio può elaborare e visualizzare sul suo schermo. T&M DIGITAL SCOPES Altre funzioni da considerare La struttura digitale consente all’oscilloscopio di offrire una serie di funzioni aggiuntive, che vanno oltre la sola analisi di un segnale e che possono essere utili ai fini delle misure o delle elaborazioni che si vogliono realizzare. Per esempio, sempre più spesso gli oscilloscopi possono essere usati anche come generatori di forme d’onda o analizzatori di spettro. In tal senso, sono disponibili funzioni FFT (Fast Fourier Transform), che permettono di trasferire un segna- le dal dominio del tempo a quello della frequenza per un più efficace confronto sulle componenti spettrali, potendo arrivare ad analizzare fino alla componente continua. Un’opportunità di particolare interesse che può offrire un oscilloscopio digitale è quella di confrontare allo stes- so tempo segnali analogici e digitali (Mixed Signal Oscil- loscope, MSO). Una caratteristica ormai immancabile è l’interfaccia per la connessione verso l’esterno. Spesso si tratta di una semplice porta USB, che, grazie a uno specifico softwa- re, consente di ampliare le potenzialità dello strumento collegandolo a un personal computer, magari per eseguire analisi particolari. Nei casi più “estremi”, si può devolvere totalmente al PC il compito di comportarsi come schermo Per molti segnali, è possibile ottenere molte informazioni osservando una rappresentazione spettrale tramite FFT piuttosto che una vista nel dominio del tempo (Fonte: Teledyne Lecroy) ELETTRONICA OGGI 520 - SETTEMBRE 2024 62

RkJQdWJsaXNoZXIy Mzg4NjYz