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“I semiconduttori sono il petrolio del 21mo secolo”. Queste le parole del cancelliere tedesco Olaf Scholz pronunciate lo scorso maggio scorso durante l’inaugurazione della nuova fabbrica di Infineon a Dresda. La capitale della Sassonia ospiterà anche un altro importante stabilimento per la produzione di chip, quello di ESMC (European Semiconductor Manufacturing Company), una joint venture formatadaTSMC, Robert Bosch, InfineonTechnologies eNXPSemiconductors. L’azienda taiwanese deterrà una quota del 70%, mentre il restante 30% sarà suddiviso in parti uguali tra le altre tre aziende della joint venture. L’investimento complessivo, che supera i 10 miliardi di euro, è stato finanziato al 50% con i fondi previsti dall’European Chips Act, il programma di investimenti da 43 miliardi di euro messo a punto per consentire all’Europa di acquisire entro la fine del decennio una quota del 20% del sempre più strategico mercato dei chip, mentre anche il Governo tedesco parteciperà direttamente con un proprio finanziamento. La fabbrica di Dresda, che sarà operativa alla fine del 2027, produrrà mensilmente 40.000 wafer da 300 mm (12”) utilizzando processi Cmos planare (28/22 nm) e FinFET (16/12 nm) di TSMC: non si tratta dei nodi tecnologici più avanzati della fonderia di Taiwanma sono certamente i più adatti per realizzare chip destinati ai settori industriali e automotive, tradizionali punti di forza dell’industria europea. Grazie a questo stabilimento sarà possibile rafforzare la supply chain e garantire una maggiore protezione contro possibili “shock” geopolitici (si pensi alle tensioni tra Cina e Taiwan). Un altro obiettivo è rendere l’Europa sempre più “appetibile” per futuri investimenti nel campo dei semiconduttori. Con la European Semiconductor Manufacturing Company, la Germania si appresta dunque a diventare il principale centro europeo per la produzione di chip: a Magdeburgo sorgeranno infatti anche due impianti Intel a fronte di un investimento totale di 33 miliardi di euro, di cui 10 provenienti dalle casse del governo federale. L’Europa si sta muovendo attivamente per ridurre la dipendenza da fonti esterne, come testimonia il recente impegno a sostenere i produttori di chip giapponesi interessati a operare all’interno del territorio comunicato. Un’intesa, quella con Tokio, strategica dal punto di vista sia economico sia politico. Filippo Fossati Chip “made in Germany” Editoriale ELETTRONICA OGGI 513 - OTTOBRE 2023 11
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