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Negli ultimi anni, le centinaia dimiliardi di dollari spesi in tutto ilmondo in operazioni di M&A hanno contribuito a cambiare il volto dell’industria dei semiconduttori e questa tendenza sembra destinata a continuare. Ne è convinto ad esempio Pat Gelsinger, Ceo di Intel, che in una recente intervista ha infatti dichiarato: “Questa industria è destinata a consolidarsi ulteriormente emi aspetto che Intel abbia un ruolo importante nel processo”. Quest’anno la società di Santa Clara ha acquisito Tower Semiconductor per 5,4 miliardi di dollari allo scopo di rafforzare la propria strategia finalizzata a fornire servizi di fonderia ad altri produttori di chip. Le ragioni alla base di queste attività di M&A sono molteplici: la possibilità di attuare economie di scala e di mettere in comune risorse per far fronte all’aumento dei costi di R&D, progettazione e produzione; l’aumento della richiesta di connettività in tutti i settori, dai cellulari alle auto agli elettrodomestici; la garanzia di “supply chain” più sicura; il desiderio di espandere l’offerta al di là dei microchip (ad esempio sotto forma di prodotti SaaS); l’acquisizione di competenze specialistiche; la crescente richiesta di chip di tipo custom e altre ancora. Anche i vari Governi si stanno muovendo attivamente, riconoscendo l’importanza strategica dei microchip non solo per il settore tecnologico, ma per l’intera supply chain industriale. Stati Uniti (che producono il 12% dei chip contro il 37% del 1990) ed Europa (che produce il 9% dei chip contro il 44% del 1990) si sono (finalmente) accorti che la concentrazione della produzione a Taiwan (63%) si trasforma in un notevole svantaggio dal punto di vista strategico e competitivo. Senza chip, niente transizioni digitale, nessuna rivoluzione “verde” e nessuna leadership tecnologica. Da qui iniziative quali “Chips for America Act” ed “European Chips Act” che, grazie a investimenti sia pubblici sia privati pari rispettivamente a 52 e 43 miliardi di dollari, potrebbero innescare un significativo aumento delle attività di progettazione, produzione e fornitura di semiconduttori sia in Europa sia negli Stati Uniti, oltre a generare un potenziale flusso di proprietà intellettuali dalla regione asiatica sotto forma di collaborazioni e joint venture dal momento che importanti segmenti della catena del valore verrebbero rilocalizzati. Per quanto concerne le attivitàdiM&A, nonbisogna comunquedimenticare il crescente controllo cui sono soggette per problemi legati alla sicurezza, alla concorrenza e al rispetto delle varie normative nazionali. Un esempio abbastanza recente è la mancata acquisizione di Arm da parte di NVIDIA. Nel prossimo decennio è dunque probabile che si assisterà a un gran numero di transizioni di entità medio-piccola effettuate dai maggiori produttori di chip finalizzate all’aggiunta di competenze specialistiche e all’apertura verso nuovi mercati. Senza dimenticare che in questo modo i big del settore potranno limitare i rischi legati alle “tagliole” delle normative nazionali soprattutto nel caso di ricollocazione delle attività produttive e del relativo portafoglio di proprietà intellettuali relative ai semiconduttori prossimi venturi. Filippo Fossati Semiconduttori: prosegue il consolidamento del settore Editoriale ELETTRONICA OGGI 503 - GIUGNO/LUGLIO 2022 11

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