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X Medical MEDICAL 20 - SETTEMBRE 2020 Non vi è nulla come le avver- sità per stimolare l’ingegno e ispirare l’innovazione. Tra le numerose dimostrazioni a so- stegno di quest’affermazione si possono citare i casi del sal- vataggio nella grotta di Tham Luang (in Thailandia) nel 2018 e l’incidente in miniera avvenu- to a Copiapó (Cile) nel 2010. In entrambi i casi sono balzati agli onori delle cronache l’e- sperienza e le competenze ingegneristiche, sottolinean- do le potenzialità degli ingegneri in quei frangenti in cui sono in gioco vite umane. Nel momento in cui la malattia da coronavirus (CO- VID-19) si è trasformata da un focolaio geograficamente localizzato in una pandemia, sono emersi rapidamente i limiti di una società incapace di reagire in maniera effica- ce alle problematiche indotte da questa evento improvvi- so. I servizi sanitari delle nazioni più avanzate sono stati sottoposti a livelli di stress straordinari, sollevando quindi seri dubbi sulle capacità dei Paesi meno avanzato di ge- stire le inevitabili conseguenze. Già a partire dallo scorso mese di marzo, sono state essenzialmente due le esigenze primarie: la necessità di apparecchiature di ventilazione e la domanda straordinariamente elevata di dispositivi di protezione individuali (PPE - Personal Protecti- ve Equipment). Le community ingegne- ristiche in tutto il mon- do hanno raccolto la sfi- da portata da COVID-19 sviluppando tool e tec- nologie innovative per contribuire a contrastare gli effetti dell’epidemia e risultati sono stati sorprendenti. Una stampante per ovviare alle carenze Il termine dispositivi di protezione individuali è stato im- presso nel subconscio della popolazione mondiale nel momento in cui tutti i media sottolineavano nel corso dei loro notiziari la mancanza di camici, maschere respirato- rie e visiere. Mentre alcuni di questi dispositivi di prote- zione possono essere riutilizzati, il maggior problema è rappresentato dalla forte richiesta di dispositivi monou- so. Ad esempio la carenza di respiratori N95 è in parte imputabile alla domanda aggiuntiva proveniente da lavo- ratori che operano in prima linea ma non fanno parte degli staff sanitari, domande che è stata ulteriormente esasperata dalla richiesta di privati cittadini che cercano di acquistarli La community dei maker si è subito attivata fornendo una molteplicità di risposte in tempi rapidi. Grazie alla diffu- sione delle stampanti 3D e alla disponibilità di software di progettazione gratuito, centinaia di progetti per visiere e respiratori sono stati condivisi in maniera aperta in tutto il mondo. Si tratta di un fatto sorprendente se si pensa che solo fino a una decina di anni fa questo approccio che prevede una produzione di massa comune assolutamente non esisteva. Grazie ai cosiddetti “makerspace” (in sintesi delle officine open source dove gli associati condividono conoscenze e competenze) sparsi in tutto il mondo, molte persone hanno accesso a più stampanti 3D in grado di produrre centinaia di pezzi al giorno. Con la disponibilità di questo potenziale presso le varie community, il problema successivo è mettere in contatto i maker con le realtà che hanno bisogno di questi dispo- sitivi. È chiaro che strutture ospedaliere e case di cura sa- rebbero subissate da chiamate nel caso decine di maker si mettessero quotidianamente in contatto per offrire il proprio aiuto. Gruppi come NYCMakesPPE[1] hanno contribuito a evitare ciò, fungendo da intermediari e Mark Patrick Mouser Electronics La crisi provocata da COVID-19, uno stimolo per il talento ingegneristico Le community ingegneristiche in tutto il mondo hanno raccolto la sfida portata da COVID-19 sviluppando tool e tecnologie innovative per contribuire a contrastare gli effetti dell’epidemia e risultati sono stati sorprendenti Le stazioni di lavoro elettroniche di Makerspace Madrid Mark Patrick
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