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Lo scorso mese di maggio TSMC (Taiwan Semiconductor Manufacturing Company), la più grande fonderia di chip su scalamondiale che produce processori per Apple, Huawei e AMD solo per citare alcuni nomi, ha annunciato l’intenzione di aprire un impianto di produzione negli Stati Uniti, più precisamente in Arizona. Contemporaneamente il colosso taiwanese ha reso noto che non riceverà più nuovi ordini da Huawei. Si tratta di cambiamenti di non poco conto per l’industria dei semiconduttori. La domanda forse più interessante da porsi è perché si stanno verificando proprio ora. Per cercare una risposta bisogna andare ad analizzare la supply chain dell’industria del silicio. Si tratta in sintesi di una catena altamente specializzata, tra le più integrate a livello globale ma che, per svariate ragioni, non ultima quella di perseguire la massima efficienza possi- bile, ha trascurato un aspetto cruciale: la resilienza. A causa della mancata (o scarsa) resilienza, questa catena agile e snella si è quindi scoperta vulnerabile di fronte non solo a eventi globali imprevisti come l’attuale pandemia, ma anche a guerre commer- ciali come quella in atto tra Usa e Cina. Le vulnerabilità, inoltre, non sono poche. In primo luogo la concentrazione. Nel mondo dei semiconduttori servizi e produzione sono spesso concentrati in un singolo Paese. Basti pensare che il Giappone ha il quasi- monopolio per certe sostanze chimiche necessarie per la produzione dei chip: il 90% del fotoresist per il mercato mondiale è prodotto da aziende giapponesi. Uno “strozza- mento” di questi snodi cruciali avrebbe ripercussioni non solo sul settore dei semicon- duttori, ma su tutti quegli altri comparti che da questi dipendono. Un’altra vulnerabilità è l’iper-specializzazione. Guardando solamente al settore delle memorie, si scopre che Samsung e SK Hynix e Micron Technology detengono il 97% del mercato mondiale delle Dram. La “business continuity” è un altro rischio da non sottovalutare. Le più grandi fon- derie del mondo, TSMC e Samsung, dipendono da ASLM per una speciale macchina di produzione di chip avanzati che solo l’azienda olandese è in grado di produrre. Ultima, ma non meno importante vulnerabilità, è legata alla geopolitica. Ancora prima dello scoppiare della pandemia, le tensioni tra Stati Uniti e Cina hanno fatto sì che Governi e aziende iniziassero a mettere in discussione l’eccessiva dipendenza da un numero limitato di fornitori di tecnologia. In Giappone è stato recentemente varato un pacchet- to d’incentivi economici per incoraggiare i produttori a lasciare il suolo cinese e altri Paesi potrebbero seguire l’esempio per costruire una catena di approvvigionamento più resiliente. Per contro Huawei ha trasferito una parte della produzione da TSMC a SMIC, la risposta cinese a TSMC che verrà finanziata dal governo di Pechino con oltre 2 miliardi di dollari. Nove anni fa il terremoto e lo tsunami in Giappone hanno portato a una ridefinizione della catena di produzione delle auto. A quei tempi nella prefettura di Fukushima era prodotto il 60% di alcuni componenti critici per l’auto su scala mon- diale. Le guerre commerciali in atto e Covid-19 sono destinati a mutare il rapporto tra resilienza ed efficienza della catena di fornitura dei semiconduttori e i governi nazionali e la geopolitica saranno gli artefici di questa trasformazione. Filippo Fossati 13 - ELETTRONICA OGGI 487 - GIUGNO-LUGLIO 2020 Supply chain, il ruolo della geopolitica EDITORIALE
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