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XVII COMPONENTS LIGHTING 22 - MARZO 2020 OLED offre grandi vantaggi per la visualizzazione delle informazioni sullo schermo. Il display OLED è compo- sto da tanti strati impilati. Quello centrale, di materiale organico, è compreso tra due strati conduttori, un ano- do trasparente e catodo riflettente. Con il passaggio di corrente, il materiale organico viene stimolato, inizian- do a emettere luce propria. Non necessitano, dunque, di luce esterna per la retroilluminazione. I colori emessi risultano molto nitidi e brillanti, consumano poca cor- rente e la loro velocità di risposta e di visualizzazione è estremamente alta. I primi modelli di lampade prevedevano due unità sepa- rate, ossia il driver e il gruppo LED vero e proprio. Ulti- mamente le aziende hanno deciso d’incorporarle in un unico dispositivo in modo da essere più maneggevoli ed economiche. Questo, purtroppo, innalza leggermente la temperatura di esercizio, soprattutto per la conversione AC/DC. A ogni modo le due unità risultano optoisolate, anche se ciò costringe a realizzare circuitazioni critiche per implementare una retroazio- ne intelligente. Per semplificare le soluzioni circuitali, alcune aziende stanno ritornando all’adozione di piccoli trasformatori, eliminando il problema della retroazione e ga- rantendo un’elevata durata di vita al driver. Il pilotaggio dei diodi LED Esistono diverse tipologie di dri- ver: a corrente costante, a tensio- ne costante e a tensione alternata. Il loro uso dipende dalle tipologie dei LED utilizzati e dal circuito im- plementato. Per pilotare un diodo LED, non è sufficiente dargli una tensione continua at- traverso un normale alimentatore. Occorre controllare opportunamente la corrente erogata, in modo che essa sia limitata nei corretti parametri operativi. È proprio questa la differenza tra alimentatore e driver. Un diodo LED alimentato male può danneggiarsi o, in generale, la sua vita media può diminuire drasticamente. Un driver, dunque, può regolare la luminosità o pilotare i disposi- tivi secondo svariate esigenze. Il PWM consente di otte- nere una buona regolazione senza importanti dissipazio- ni di potenza. Una lampada a LED, apparentemente è composta dal bulbo di vetro, dall’unità interna luminosa e da un attacco filettato per permettere il collegamento al portalampada (generalmente di tipo E14 ed E27). In realtà essa è un piccolo ma sofisticato sistema elettroni- co, formato dai diodi luminosi e dal relativo circuito del driver (Fig. 2). Quest’ultimo serve per il pilotaggio dei LED ed è un alimentatore a commutazione che converte la tensione alternata di 230 V in una corrente continua e costante. Sembra una funzionalità semplice ma i LED sono degli utilizzatori abbastanza delicati ed esclusivi e necessitano, pertanto, di diversi tipi di driver che devo- no alimentare, nel modo corretto, le lampade. Occorre che le caratteristiche siano ben precise, prima tra tutte la sicurezza. La durata dei LED è molto elevata ma an- che quella del circuito non dovrebbe essere da meno. Un’ottima erogazione di corrente assicura tanti vantaggi come, ad esempio, una maggior durata della vita della lampada, assenza di sfarfallii e variazioni luminose, una cromatura ottimale e bassi consumi, grazie al manteni- mento di basse temperature dei componenti. Dunque, anche l’efficienza di conversione energetica deve essere molto elevata. Un driver deve, inoltre, rispondere alle numerose norme tecniche. Esse comprendono, tra le altre, la sicurezza, l’affidabilità e l’efficienza energetica. Se una lampada a LED smette di funzionare prima del- Fig. 1 – Una lampada a LED a filamento di diodi. Il suo consumo è estremamente basso Fig. 2 – Le componenti di una lampada a LED

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