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VIII Power POWER 21 - MAGGIO 2019 potenza richiesta, ma può anche ricoprire il ruolo di alcuni o di tutti i condensatori di bypass. Migliore risposta ai transitori grazie al posizionamento vi- cino al carico. I convertitori possono essere dimensionati uno ad uno per operare all’interno della loro finestra di carico/efficienza ot- timale. L’efficienza complessiva migliora, la loro modesta dis- sipazione viene distribuita su un’area più ampia e può elimi- nare la necessità di una ventola o di un dissipatore di calore. I dispositivi sono così sottili da poter essere messi sul fondo di una scheda anche quando si trova in un rack molto ravvi- cinato o in una custodia sottile. Questa migliore flessibilità del layout può portare a un progetto salvaspazio. La diafonia e il rumore tra un circuito integrato “rumo- roso” e circuiti integrati sensibili vengono notevolmente ridotti. Sebbene questi convertitori non siano elettricamente iso- lati, se serve un convertitore isolato di piccole dimensioni è sufficiente selezionarlo della dimensione necessaria per la sua funzione. Infine, riduce la necessità di tracce di circu- iti stampati più larghe per ridurre la caduta IR e i disturbi parassiti sui rail c.c., che influ- iscono sulle prestazioni dei transitori sul lato del carico. È utile tenere presente che questi minuscoli convertitori c.c./c.c. non sono limitati a cari- chi inferiori a 1 A. Ad esempio, il modulo di alimentazione MicroSiP TPS82130, anch’esso di Texas Instruments, fornisce una corrente di uscita di 3 A a partire da un ingresso com- preso tra 3 e 17 V, integrando un convertitore step-down sincrono e un induttore, e fornisce una tensione di uscita regolabile tra 0,9 e 6 V (Fig. 4). Anche se si tratta di un modulo, questo di- spositivo misura solo 3,0 × 2,8 × 1,5 mm. Uno sguardo alle curve di prestazione appropriate mostra che la sua efficienza elevata complessiva raggiunge il massimo a poco più di 1 A e rimane alta fino alla capacità nominale massima di 3 A (Fig. 5). Come risolvere i problemi della temporizzazione Quando un sistema ha più rail, spesso nascono problemi di tem- porizzazione dell’accensione/spe- gnimento di uno rispetto all’altro. Esistono tre tipi fondamentali di temporizzazione: sequenziamento, raziometrico e simultaneo, con le relative varianti. Possono essere tutti implementati utilizzan- do il pin di abilitazione (EN) e il pin di avvio graduale/in- seguimento (SS/TR) su TPS82130, oltre ad alcuni resistori e/o condensatori (per semplicità, verranno presunti solo due rail). Nella temporizzazione sequenziale, il secondo disposi- tivo si accende solo dopo che il primo ha raggiunto la regolazione (Fig. 6). Nella temporizzazione raziometrica, entrambe le tensioni si avviano nello stesso momento e raggiungono simultane- amente la regolazione (Fig. 7). Viene detta “raziometrica” perché le due tensioni sono in genere diverse e hanno pen- denze dV/dt diverse, ma sono legate da un fattore costante. Infine, nell’avvio simultaneo, le pendenze di entrambe le tensioni di uscita sono identiche, per cui le tensioni rag- giungono la regolazione in momenti diversi (Fig. 8). Oltre che col sequenziamento dell’avvio, potrebbero es- serci problemi con l’avvio graduale (la velocità con cui la tensione sale all’accensione) e il relativo inseguimen- Figura 7 – Nella configurazione per la temporizzazione raziometrica (a sinistra), l’aumento della seconda tensione inizia e termina contemporaneamente alla prima (a destra), con un rapporto fisso tra di esse. (Immagine per gentile concessione di Texas Instruments) Fig. 6 – È possibile configurare molteplici unità TPS82130 per la temporizzazione sequenziale in cui il regola- tore di sinistra si attiva prima di quello di destra. Nota: anche se i circuiti integrati nella figura sono etichettati TPS62130, TPS82130 ha delle specifiche migliori ma la stessa funzionalità e la stessa piedinatura. (Immagine per gentile concessione di Texas Instruments)

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