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DIGITAL FACE/FINGER RECOGNITION 46 - ELETTRONICA OGGI 471 - GIUGNO-LUGLIO 2018 scanner di impronte digitali possono essere di tipo ottico oppure capacitivo. I sensori di impronte digitali di tipo ottico in pratica acquisiscono un’immagine del dito e la confrontano con un’impronta digitale memorizzata su un file. Essi sono molto semplici da integrare ma spesso danno adito a problemi di riconoscimento a causa della presenza di sporcizia, olio e agenti contaminanti e posso- no essere più facilmente tratti in inganno (da un’immagi- ne di un’impronta digitale) rispetto ai sensori capacitivi. Gli scanner di impronte digitali di tipo capacitivo mappa- no le valli (valley) e le creste (ridge) del dito attraverso la misura della corrente elettrica. Poiché richiedono un dito fisico reale, sono più difficili da ingannare. Oltre a ciò, risultano più resistenti alla polvere e agli agenti conta- minanti, sebbene l’acqua possa ostacolare il processo di riconoscimento. In ogni caso va sottolineato il fatto che i sensori tattili di tipo capacitivo sono più soggetti all’u- sura al trascorrere del tempo rispetto ai sensori ottici, che sono di tipo senza contatto, a patto che non vengano adottate particolari precauzioni, come ad esempio l’uso di rivestimenti protettivi. Molti handset di smartphone, compresi gli iPhone di Apple, utilizzano sensori di tocco capacitivi per il riconoscimento delle impronte digitali. A questo punto una breve considerazione sull’unici- tà delle impronte digitali. Il flusso orientato di creste e valli che formano la struttura delle impronte digitali si può considerare unico per ogni individuo. In ogni caso, una volta che la forma tri-dimensionale è trasferita a una superficie bi-dimensionale, è possibile che si generino errori. Nel caso degli scanner di impronte digitali, questa eventualità è ancora più accentuata. L’atto di premere un dito su una superficie bi-dimensionale di ridotte dimen- sioni introduce distorsioni significative. Oltre a ciò, uno scanner di impronte digitali integrato in un dispositivo consumer deve essere caratterizzato da un certo grado di tolleranza all’errore in modo che un dito leggermente sudato o una pressione esercitata secondo un’angola- zione differente permettano in ogni caso di sbloccare il dispositivo stesso. Apple ha stimato che ciò comporta un tasso di errore nell’identificazione delle impronte di- gitali di un iPhone pari a un caso su 50.000. Oltre a ciò è possibile, per una persona malintenzionata che abbia motivazioni sufficienti, “rubare” un’impronta digitale, per esempio dallo stesso smartphone, creare un modello in silicone del dito e utilizzarlo per accedere a un sistema protetto mediante la rilevazione delle impronte digitali. Se da un lato ciò esclude l’utilizzo degli scanner di im- pronte digitali come metodo di autenticazione sicuro per sistemi aziendali, industriali o mission-critical, dall’altro la praticità dell’autenticazione mediante le impronte digi- tali rende questo metodo ancora idoneo per la maggior parte delle applicazioni consumer. Inoltre è possibile uti- lizzare gli scanner di impronte digitali in abbinamento ad altri metodi, come ad esempio le password, per dar vita a sistemi di autenticazione a due o tre livelli da utilizzare per sistemi aziendali o per altre applicazioni che richie- dono un elevato livello di sicurezza. Riconoscimento facciale - Con iPhoneX, Apple ha intro- dotto un nuovo tipo di sistema di riconoscimento facciale che sfrutta sensori a infrarossi (IR) per aumentare la si- curezza. Mediante il ricorso al rilevamento della profon- dità, la società si è posta l’obiettivo di risolvere i problemi che in passato erano sorti con il riconoscimento facciale, come ad esempio la possibilità di falsificare i volti utiliz- zando fotografie. In realtà, gli smartphone Android avevano già previsto da qualche tempo un’opzione di autenticazione median- te il riconoscimento facciale ma a causa dei problemi di sicurezza riscontrati non è mai stata pubblicizzata come caratteristica distintiva. Basato sulla telecamera fronta- le, il riconoscimento facciale degli smartphone Android utilizza un’immagine del viso dell’utente unitamente ad algoritmi di riconoscimento facciale sviluppati da Goo- gle per determinare una corrispondenza. Nei più recenti smartphone Android prodotti da Samsung il riconosci- mento facciale è completata dalla scansione dell’iride in modo da incrementare ulteriormente l’unicità del rico- noscimento: a questo proposito è utile rilevare che an- che individui identici dal punto di vista genetico avranno pattern dell’iride differenti. A differenza del viso, le iridi tendono a rimanere identiche con il trascorrere del tem- po, indipendentemente dall’età o dallo stato di salute, e non sono nascoste da capelli o trucco. Mentre visi e iridi sono caratteristiche uniche, il riconoscimento biometri- co basato sull’immagine può essere ingannato da foto ad alta risoluzione, nonché influenzato dalle condizioni di luce ambientale. Ciò può risultare accettabile in situa- Fig. 1 – Il sistema Face ID presente sull’iPhone X può essere utilizzato per sbloccare il telefono

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