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I produttori europei di chip hanno richiesto ulteriori fondi all’Unione Europea neces- sari per affrontare le sfide che attendono il Vecchio Continente nel prossimo futuro, di natura sia tecnologica (intelligenza artificiale), sia commerciale (che minacciano la supply chain su scala globale). Secondo fonti Reuters, in un report di una ventina di pagine consegnato nelle mani di Mariya Gabriel, che presiede la Commissione per gli Affari Digitali dell’Unione Europea, i principali attori di questo settore hanno richiesto il raddoppio dei fondi stanziati per il programma di ricerca e sviluppo avviato nel 2014: per i prossimi sette anni del progetto la cifra necessaria si aggira intorno ai 10 miliardi di euro. Un’altra richiesta contenuta nel report è estendere oltre il 2020 il sostegno statale per i progetti di importanza strategica. Si tratta di esigenze urgenti per dare una risposta ai piani “Made in China 2025” sostenuto dal governo di Pechino e “America First” dell’ammi- nistrazione Trump. Le società europee sono player relativamente di nicchia rispetto ai giganti del settore, Samsung Electronics e Intel, che secondo le ultime stime di Gartner detengono una quota di mercato pari al 14,2 e al 14% rispettivamente. Comunque vi sono segni di ripresa abbastanza incoraggianti. Secondo i più recenti dati forniti da Esia (European Semiconductor Industry Association), le vendite dei semiconduttori in Europa hanno raggiunto i 3,685 miliardi di dollari a maggio di quest’anno, con un incremento del 18,7% rispetto allo stesso mese dello scorso anno, mentre prendendo il considerazio- ne il periodo da gennaio a maggio 2018, l’incremento è stato del 20,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Sul lato investimenti, la tedesca Infineon ha annun- ciato l’intenzione di costruire uno stabilimento a Villach (Austria), per produrre chip su wafer da 300 mm. L’investimento previsto si aggira intorno a 1,6 milioni di euro. Qualche mese fa anche ST aveva annunciato due nuovi stabilimenti sul suolo euro- peo, uno ad Agrate Brianza e uno a Crolles (Francia) che dovrebbero essere attivi a partire dal 2021. I fondi richiesti dai report (alla cui stesura hanno collaborato le principali aziende del settore dei chip, da STMicroelectronics a Global Foundries, da X-FAB a Infineon, oltre a centri di ricerca come Cea-Leti e imec), servono soprattutto per finanziare pro- getti su tecnologie e applicazioni chiave legate all’uso dell’intelligenza artificiale per migliorare i processi produttivi e per le auto a guida autonoma, o più in generale per le applicazioni “AI edge”, che richiedono il conferimento di un livello di “intelligenza” sempre maggiore alla periferia della rete. Filippo Fossati 17 - ELETTRONICA OGGI 471 - GIUGNO-LUGLIO 2018 L’industria europea dei chip alla riscossa EDITORIALE
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