EMB 94

EMBEDDED 94 • NOVEMBRE • 2024 22 nuovi prodotti. Meno della metà (41%) comunque ha identificato fornitori alternativi per tutti, o quasi tutti, i componenti. Anche il prezzo gioca un ruolo decisivo: il 20% delle aziende ha già rimosso un prodotto dal proprio catalo- go, o modificato in modo permanente lo stesso, perché alcuni componenti sono diventati troppo costosi. Supply chain: più diversificata, regionale e sicura Per proteggersi meglio dalla carenza di materiali, la maggior parte delle aziende ha optato per soluzioni a lungo e breve termine. Per esempio, il 34% ha già au- mentato i propri livelli di stock, mentre un ulteriore 46% prevede di farlo nel 2025. Il piano a lungo termine per regionalizzare e diversifi- care le supply chain è già in fase di attuazione da par- te di alcune aziende. Ad esempio, un terzo (32%) è già passato a fornitori regionali per essere meno dipenden- te dalle influenze internazionali, mentre un ulteriore 45% intende perseguire questo piano l’anno prossimo. Un numero simile di aziende (44%) ha già ampliato la propria rete di fornitori e un ulteriore 38% prevede di farlo nel prossimo anno. Tuttavia, gli eventi del mercato globale o politici non sono gli unici fattori che spingono le aziende a modifi- care le loro catene di approvvigionamento. Un’azienda su tre (29%) ha adottato misure quest’anno per aumen- tare la sicurezza delle proprie supply chain e proteg- gersi così da attacchi informatici. Quasi la metà delle aziende (46%) prevede di compiere questo passo nel prossimo anno. L’influenza della Direttiva Due Diligence è altrettanto evidente: il 26% delle aziende intervistate ha cambiato un fornitore quest’anno per conformarsi alla legge e un ulteriore 47% prevede di farlo entro i prossimi 12 mesi. Crisi internazionali e il punto di vista italiano L’aumento dei costi dei componenti (70%) non è l’uni- co fattore che pesa sui costi per le aziende industriali italiane. Gli intervistati considerano i costi energetici elevati (69%) come il secondo maggiore ostacolo. La guerra in Ucraina (65%), la difficile situazione econo- mica mondiale (64%) e quella del proprio paese (59%) rappresentano anch’esse un problema per le aziende. Anche una possibile escalation del conflitto in Medio Oriente (56%) e il verificarsi o intensificarsi dei conflit- ti commerciali tra Cina e UE (55%) sono stati indicati come influenze particolarmente negative. Uno sguardo alla politica interna mostra che solo la metà delle aziende italiane (49%) concorda sul fat- to che l’attuale governo fornisca loro una solida base per il commercio in un contesto internazionale. Ciò che vorrebbero vedere dal governo per avere ancora più successo è, soprattutto, una maggiore protezione dell’industria nazionale contro i concorrenti esteri, in particolare se questi sono sostenuti da sussidi statali, come accade in Cina (36%). Hanno anche bisogno di sovvenzioni o aiuti per ridurre i costi elevati (37%) e di una riduzione della burocrazia (32%). Il 20% auspiche- rebbe, inoltre, di poter concludere con una maggiore facilità nuovi partenariati commerciali con paesi afri- cani o del sud-est asiatico. “Sebbene i colli di bottiglia della catena di ap- provvigionamento abbiano ricevuto meno atten- zione quest’anno di fronte a sfide altrettanto im- portanti, come i costi energetici elevati, ciò non significa che la situazione della catena di approv- vigionamento sia migliorata, le aziende devono ancora trovare modi intelligenti per garantire efficienza, qualità e controllo dei costi nella loro produzione. Il fatto che le aziende stiano optando per soluzioni a breve e lungo termine è un buon segno” Christian Reinwald, Head of Product Management and Marketing - reichelt elektronik (Fonte: reichelt elektronik) IN TEMPO REALE | SUPPLY CHAIN

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