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DEFIBRILLATION TEST vanno da 1 a 360 joule (J) con correnti nell’intervallo delle decine di Ampère e tensioni di diverse migliaia di Volt per una durata da 3 ms a 10 ms. I valori di impedenza tipici della cavità toracica di un pa- ziente sono compresi in un intervallo tra 25 Ω e 180 Ω. I fattori che influenzano i valori di impedenza includono la massa corporea/tissutale, l’età, la salute e la resistenza della pelle. Solo una frazione della corrente condotta nel- la cavità toracica raggiunge effettivamente il cuore. I primi defibrillatori disponibili in commercio erano bi- fasici. Tuttavia, i defibrillatori monofasici sono stati uti- lizzati nel mondo occidentale per 30 anni fino alla metà degli anni 90, quando si è riscontrato che la tecnologia bifasica aumenta il successo della defibrillazione. La defibrillazione monofasica (Fig. 4) prevede la gene- razione di un’onda sinusoidale smorzata con corrente di picco elevata – la corrente scorre in una direzione at- traverso il cuore. La corrente diminuisce all’aumentare dell’impedenza corporea – se l’impedenza è elevata, il cuore potrebbe non ricevere corrente sufficiente per la defibrillazione. Il flusso di corrente bifasico (Fig. 5) è bidirezionale. Le forme d’onda di corrente si auto-regolano per mante- nere la quantità di energia erogata, indipendentemente dall’impedenza del paziente. E quindi, indipendente- mente dalla propria impedenza, il paziente ha sempre le stesse possibilità di sopravvivenza. Le forme d’onda bifasiche non sono uniformi da un defi- brillatore all’altro. I produttori dispongono di tecnologie bifasiche brevettate. Attualmente ne esistono tre: forma d’onda esponenziale troncata bifasica (BTE), forma d’on- da bifasica rettilinea (RBW) e forma d’onda bifasica pul- sata (PBW) (Fig. 6). I defibrillatori bifasici presentano vantaggi rispetto ai dispositivi monofasici. I livelli di energia più bassi for- niti dai dispositivi bifasici possono essere altrettanto efficaci dei livelli di energia più elevati forniti dai di- spositivi monofasici. Tipi di defibrillatori Defibrillatori automatici esterni I DAE utilizzano algorit- mi per valutare accura- tamente i ritmi cardiaci ed erogare il controshock appropriato in caso di aritmia. I DAE (un esem- pio è riportato in figura 7) distinguono tra ritmi de- fibrillabili e non defibril- labili e scaricano l’energia solo nei pazienti che mo- strano segni di fibrillazio- ne ventricolare o tachicardia ventricolare (senza polso) con specifiche ampiezze ECG picco-picco, in conformi- tà con le linee guida dell’American Heart Association (AHA). Alcuni DAE sono semiautomatici, e in tal caso l’operatore deve premere un pulsante per erogare una scarica. Con i DAE completamente automatizzati, non è necessario l’intervento dell’operatore per fornire una scarica. I moderni DAE valutano la qualità del segnale ECG e l’integrità dei contatti e misurano l’impedenza del paziente. Di norma, i DAE erogano energia bifasica con valori fissi che vanno da 120 J a 200 J per gli adulti e 50 J per i bambini. Tuttavia, alcuni produttori offrono unità che coprono l’intera gamma di energia da 20 J a 360 J. Defibrillatori cardioverter impiantabili I defibrillatori cardioverter impiantabili (ICD) sono di- spositivi invasivi posti sotto la clavicola del pazien- te che svolgono un ruolo importante nel trattamento dell’aritmia (Fig. 8). Gli ICD monitorano l’attività elet- Fig. 4 – Forma d’onda monofasica, flusso di corrente, con impe- denze di 38 Ω, 72 Ω e 122 Ω Fig. 5 – Forma d’onda bifasica, flusso di corrente, con impedenze di 38 Ω, 72 Ω e 122 Ω Fig. 6 – Forme d’onda bifasiche: BTE, RBW, PBW Fig. 7 – Un DAE EO MEDICAL - SETTEMBRE 2022 XXVII
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