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XI MEDICAL 20 - SETTEMBRE 2020 MAKE WORLD coordinando le richieste degli operatori sanitari di New York City con le of- ferte delle community dei maker e di maker singoli. Questi hanno anche con- diviso progetti sia di scher- mi facciali stampati in 3D sia di maschere in tessuto in grado di soddisfare le specifiche esigenze di coloro che operano in campo sa- nitario. Diverso il discorso per i respiratori che come tutte le ap- parecchiature usate in campo medicale devono soddisfa- re i severi standard di sicurezza in vigore nel settore. I National Institutes of Health (NIH)[2] statunitensi han- no fornito un progetto per una maschera con filtri so- stituibili ma la sua realizzazione deve avvenire in un sito certificato ISO 13485 e comporta l’uso di una stampante MJF (Multi-Jet Fusion) o SLS (Selective Laser Sintering). Collaborazione e reverse engineering Collaborazioni tra organizzazioni e aziende che operano in un settore diverso da quello medicale sono state avviate in molti Paesi e grazie a esse è stato possibile sviluppare soluzioni in tempi rapidi capaci di soddisfare la domanda di apparecchiature. In ogni caso, quando si tratta della salvaguardia dei pazienti, è senza dubbio meglio partire da un progetto che non solo abbia dimostrato di fun- zionare, ma sia anche approvato dagli Enti competenti. Sfruttando questo approccio, il team di Formula Uno di Mercedes ha effettuato un’operazione di reverse-engine- ering su un dispositivo CPAC (Continuous Positive Airway Pressure, ovvero un dispositivo di ventilazione a pressione positiva continua) per il quale era scaduto la copertura brevettuale. Questo dispositivo, di tipo non invasivo, som- ministra al paziente una miscela di aria e ossigeno a una pressione superiore a quella normale. Il paziente, di con- seguenza, può respirare più facilmente. Il primo disposi- tivo è stato prodotto nell’arco di 100 ore e il sito inglese di Brixwork è stato opportunamente adattato per avviare la produzione di massa in tempi brevissimi. Questa rie- laborazione di un progetto esistente ha ricevuto rapida- mente l’approvazione da parte dell’MHRA (Medicines & Healtcare products Regulatory Agency). Non solo questo dispositivo ha contribuito ad attenuare la pressione sui servizi sanitari britannici, ma utilizza anche una quantità di ossigeno inferiore del 70% rispetto al suo predecesso- re. Mercedes, inoltre, ha reso pubblico (e gratuito) il pro- getto di questo auto-respiratore.[3] Nei casi d’insufficienze respiratorie più severe, è neces- saria una forma di ventilazione più invasiva che richiede l’intubazione. Tre società britanniche, TTP , Dyson e JCB si sono unite per rispondere alla richiesta del Governo di disporre di un numero maggiore di ventilatori per adulti. È stato quindi messo a punto un nuovo ventilatore, deno- minato “coVent”: si tratta di un apparecchio che si monta sul letto, equipaggiato con batterie di backup che può es- sere utilizzato sia nelle strutture ospedaliere tradizionali sia negli ospedali da campo. Il progetto, principalmente d’ispirazione TTP, sfrutta la tecnologia dei motori digitali Dyson ad alta efficienza e lo stabilimento di JCB per la realizzazione dell’involucro in acciaio. Ma nel momento in cui è diminuita la pressione sul sistema sanitario britan- nico, quest’ultimo ha cancellato l’ordine. Se si fosse concretizzato, sarebbe stata una dimostrazione eccezionale di ingegneria collaborativa da parte di azien- de profondamente diverse tra di loro. In ogni caso, qua- lora il Regno Unito richiedesse in futuro apparecchiature di questo tipo, potrà contare su questa disponibilità. Le community: un riferimento importante Purtroppo negli ultimi anni sono stati numerosi i focolai di malattie respiratorie e COVID-19 non sarà certamente l’ultimo. Poiché i costi dei ventilatori portatili sono ora dell’ordine delle migliaia di dollari e quelli dei ventilatori utilizzati negli ospedali hanno raggiunto i 30.000 dollari, è chiaro che non tutte le nazioni possono permettersi di effettuare gli investimenti necessari per procurarsi appa- recchiature il cui uso primario è per un intervento medi- co “extrema ratio”. Makespace Madrid, in Spagna, è una delle numerose community di maker che hanno raccolto la sfida di rea- lizzare un ventilatore a basso costo. Piuttosto che partire da zero, Javier Fernández e un team composto da altre 7 persone si sono basati su un progetto avviato presso un’università prestigiosa come il MIT . Il fattore che aveva dato l’avvio al progetto era stato la pandemia scatenata nel 2009 dal virus H1N1, più nota come influenza suina, che si è diffusa in tutto il mondo provocando in alcuni dei pazienti colpiti una sindrome respiratoria acuta (ARDS - Acute Respiratory Distress Syndrome). Il principio cui s’ispirava il progetto era la meccanizzazione dei ventilato- ri BVM (Bag-Valve Mask) azionati a mano. Comunque, una volta en- trati in contatto con i me- dici professionisti, gli sfor- zi di questo team si sono focalizzati su una proposta di progetto che prevede l’utilizzo di un solenoide pneumatico e una valvola a manicotto, seguendo il Il prototipo del solenoide e della valvola a manicotto sul banco di lavoro Un prototipo iniziale, completo di modello per uso medicale, fornito da un ospedale locale
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