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XIV Medical MEDICAL 19 - APRILE 2020 fluido nei polmoni stessi. A causa della presenza di questo plasma, i polmoni diminuiscono il rilascio di ossigeno e vie- ne compromessa l’efficienza del processo di eliminazione dell’anidride carbonica: in un paziente questo fenomeno si manifesta sotto forma di mancanza di respiro. Il cuore stesso richiede un flusso continuo di sangue ossigenato e la mancanza di ossigeno dovuta al fluido presente nei pol- moni spesso causa l’insorgere di un’ischemia cardiaca, con conseguente aggravamento dell’insufficienza cardiaca. La necessità del monitoraggio dell’insufficienza cardiaca cro- nica I pazienti affetti da insufficienza cardiaca molto spesso ven- gono ricoverati in ospedale a causa dell’eccesso di fluidi. L’insufficienza cardiaca, infatti, è tra le cause più comuni di ricoveri ospedalieri negli Stati Uniti.[1] L’insorgere di un sovraccarico di fluidi è molto spesso difficile da auto-diagno- sticare da parte dei pazienti senza l’ausilio degli approfondi- menti che possono essere forniti da un dispositivo medicale. I primi sintomi, come tosse, affaticamento, mancanza di re- spiro durante uno sforzo, aumento di peso dovuto alla riten- zione di fluidi e accelerazione del battito cardiaco sono spes- so sottovalutati se non addirittura ignorati. In una relazione dal titolo Intrathoracic Impedance Monitoring in Patients With Heart Failure: Correlation With Fluid Status and Fea- sibility of Early Warning Preceding Hospitalization ,[2] il Dr. C.P. Lau e i suoi colleghi hanno monitorato un edema pol- monare in pazienti portatori di pacemaker utilizzando un dispositivo per la misura dell’impedenza intra-toracica assi- milabile a quelli impiegati per la misura della bioimpeden- za, ovvero l’impedenza del corpo umano. Gli studi condotti hanno evidenziato che l’insorgere dell’accumulo di fluido può essere rilevato con molto anticipo (circa due settima- ne) mediante il monitoraggio dell’impedenza del torace. Attraverso questa operazione e con l’adozione di opportune precauzioni nelle fasi iniziali dell’insufficienza cardiaca un paziente può, almeno potenzialmente, prevenire un aggra- vamento delle proprie condizioni. Ad esempio quest’ultimo potrebbe adottare alcuni semplici accorgimenti come ad esempio ridurre l’assunzione di sale, posizionare un cuscino sulla schiena durante il sonno per favorire la ridistribuzione dei fluidi in eccesso nel corpo, prendere un diuretico oppu- re recarsi presso una clinica per le cure del caso. La rappre- sentazione grafica di un edema polmonare, una condizione caratterizzata da un eccesso di fluido nei polmoni e poten- ziale “campanello d’allarme” di un’insufficienza cardiaca è riportata in figura 1. I dispositivi indossabili si propongono come un mezzo efficace per monitorare su base continua i parametri del cuore collegati all’insufficienza cardiaca. Tutti i produttori di dispositivi indossabili sono attivamente impe- gnati nello sviluppo di soluzioni per la misura della pressio- ne sanguigna o della gittata cardiaca, anche se gli ostacoli da superare sono ancora molti. Monitoraggio dell’insufficienza cardiaca cronica: il ruolo dei dispositivi indossabili Alcuni metodi pratici per il monitoraggio dell’insufficien- za cardiaca mediante dispositivi indossabili prevedono la misura del ritardo elettromeccanico (EMD - Electrome- chanical Delay) e il monitoraggio dell’accumulo di fluido nei polmoni. EMD è il ritardo nella comparsa dell’accor- ciamento del muscolo cardiaco a seguito di una depola- rizzazione elettrica locale e può essere dell’ordine delle decine di millisecondi.[3] Tale ritardo è rappresentato dal tempo che intercorre tra la contrazione del muscolo cardiaco (indicata da R-peak in un elettrocardiogramma) e il picco massimo di ciascuna gettata sistolica (si faccia riferimento al grafico di figura 2). Una cellula pacemaker (da cui ha origine il battito cardiaco) del cuore invia im- pulsi elettrici che determinano le contrazioni del muscolo cardiaco trascorre un certo periodo di tempo affinché il sangue venga pompato fuori dal cuore per raggiungere fisicamente gli altri organi del corpo umano. Questo inter- vallo tra la generazione dell’impulso (fenomeno elettrico) all’erogazione del massimo flusso sanguigno (fenomeno meccanico) è appunto il ritardo elettromeccanico. Poiché tale ritardo aumenta nel caso dell’insufficienza cardiaca (a causa della contrazione asincrona del ventricolo), il cuore potrebbe non pompare il sangue in maniera efficiente dal ventricolo sinistro, con conseguente aumento della pres- sione sanguigna nei polmoni. Quando il plasma (ovvero la parte liquida del sangue, senza le cellule) si accumula nei polmoni, la conducibilità a livello cellulare aumenta rispetto a quella che si avrebbe nei polmoni quanto sono riempiti d’aria. Mediante l’iniezione di una corrente conti- nua (DC) costante, un dispositivo indossabile è in grado di Fig. 1 – L’edema polmonare è caratterizzato da un eccesso di fluido nei polmoni. Come indicato sulla parte destra della figura, il liquido in eccesso si accumula negli alveoli polmonari rendendo difficoltoso il respiro (Fonte: VectorMine/iStock)

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