EO_Lighting-490

XXIII HORTICULTURE LIGHTING 24 - NOVEMBRE/DICEMBRE 2020 solido ha contribuito a ridurre i costi per l’energia, non- ché a prolungare la vita operativa di tali sistemi di illumi- nazione, aumentandone di molto la flessibilit à , dato che i LED costituenti possono essere meglio controllati. Ciò ha permesso di aumentare o diminuire l’intensit à della luce in particolari aree (sulla base del feedback dai sen- sori) e anche di regolare le lunghezze d’onda emesse. La luce utilizzata nelle applicazioni orticole deve occupa- re la banda di radiazione fotosinteticamente attiva (PAR) dello spettro elettromagnetico, che si estende da 400 nm a 700 nm. Qualsiasi luce incidente al di fuori di questa banda non avr à alcun effetto sulla crescita delle piante (e potrebbe in realt à solo contribuire a un accumulo inde- siderato di calore). Va notato che alcune colture rispon- dono meglio di altre ad alcune lunghezze d’onda inci- dente. Anche in diversi punti del ciclo di sviluppo di una coltura si verificheranno cambiamenti della lunghezza d’onda ottimale. Durante le prime fasi, la luce blu aiute- r à lo sviluppo radicale e la crescita iniziale. Poi, nelle fasi successive, si consiglia di passare alle lunghezze d’onda della luce rossa, in modo da indurre una crescita della massa. Questo è un altro motivo per cui l’illuminazione a stato solido è così preziosa, perché consente di regola- re il mix di colori in base alle esigenze. Avendo il con- trollo esatto dell’uscita spettrale della luce incidente, la lunghezza d’onda di picco dei LED viene specificata in modo da corrispondere alle lunghezze d’onda che mas- simizzeranno la resa per quella particolare coltura. Le lunghezze d’onda della luce utilizzate, tuttavia, possono influenzare non solo il tasso di crescita delle colture, ma anche il valore nutrizionale del prodotto raccolto, il suo colore e il suo sapore. Per questi motivi, tale parametro potr à essere ottimizzato mediante un’attenta gestione delle serre e delle fattorie verticali. Poiché irradiano meno delle lampadine convenzionali, i LED possono essere posizionati anche più vicino alla pianta (senza effetti negativi sulla sua crescita). Il risulta- to è un aumento nella densit à di coltivazione, con i letti di semina nelle fattorie verticali che vengono impilati più vicini l’uno all’altro. Questa tecnologia consente inoltre l’illuminazione intrachioma, in modo che gli apparecchi possano essere collocati, in piante più grandi, in prossi- mit à dei punti che necessitano di più luce (ad esempio, dove si sviluppano i frutti), evitando così che il fogliame si frapponga, causando un’eccessiva ombreggiatura. Alimentazione degli apparecchi di illuminazione Anche se la tecnologia LED ha continuato a progredire, dal punto di vista dell’alimentazione in oltre un decen- nio è cambiato in realt à molto poco e questo fatto sta ora frenando ulteriori sviluppi in quest’area. La solu- zione attualmente utilizzata nei sistemi di illuminazione per l’orticoltura prevede che ogni apparecchio abbia un proprio driver separato (Fig. 1). Come vedremo, questo sta diventando un approccio sempre più obsoleto e poco pratico. Questa topologia di alimentazione distribuita aumenta la complessit à generale dell’infrastruttura di illumina- zione, poiché sono necessari sistemi di controllo sepa- rati per ogni fonte di alimentazione degli apparecchi, con il relativo cablaggio e così via. Tutto questo non fa che aumentare i costi di installazione. Oltre agli aspetti elettrici, ci sono anche quelli meccanici da considera- re. In primo luogo, è necessario includere un numero maggiore di sistemi di ventilazione e condizionamento dell’aria per la gestione termica (al fine di dissipare il calore generato da ciascun driver). In secondo luogo, l’infrastruttura sopraelevata deve essere molto più robu- sta (per sostenere il peso di ogni driver con il relativo cablaggio). Tutto ciò non solo fa aumentare i costi di capitale ini- ziali, ma aumenta anche la complessit à dei lavori di installazione (con un probabile aumento delle spese connesse). Le perdite di calore dei singoli driver sopra menzionate comporteranno un aumento del consumo di energia elettrica del sistema (e quindi un aumento delle bollette). Inoltre, il livello di manutenzione/as- sistenza necessario per sup- portare questa disposizione può essere potenzialmente paralizzante – in quanto ci sono troppi elementi inglo- bati all’interno del sistema. Ciò di cui c’è davvero biso- gno è un approccio molto più snello. Le aziende or- ticole sono ora alla ricerca di un metodo alternativo per fornire luce alle loro Fig. 1 – Topologia di alimentazione distribuita convenzionale utilizzata nell’illuminazione per l’orticoltura

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