Questo è quanto emerge dai dati presentati questa mattina da Alberto Maria Sacchi, presidente di Federmacchine, in occasione della assemblea annuale cui hanno preso parte Giuseppe Morandini, presidente Piccola Industria di Confindustria, e Fabio Antoldi, vicedirettore Cersi, Centro di Ricerca per lo Sviluppo dell’Impresa dell’Università Cattolica.
Secondo i consuntivi elaborati dal Gruppo Statistiche Federmacchine, nel 2007, la produzione dell’industria italiana del bene strumentale è cresciuta a 37,3 miliardi di euro, registrando un incremento pari al 9,6% rispetto all’anno precedente.
Tale risultato è stato determinato sia dal buon andamento delle esportazioni sia dalla positiva performance messa a segno sul mercato interno.
Le consegne dei costruttori italiani sul mercato domestico sono cresciute, del 9,8%, a 12,6 miliardi di euro, trainate dal consumo il cui valore, in virtù di un incremento del 9,8% rispetto al 2006, è andato oltre i 19 miliardi di euro.
Le esportazioni, cresciute del 9,5%, hanno toccato il valore record di 24,8 miliardi di euro.
Nel 2007, principali mercati di sbocco dell’offerta italiana di settore sono risultati: Germania, Francia, Stati Uniti, Spagna, Cina e Hong Kong, Russia, Turchia, Regno Unito, Polonia e Svizzera.
Le vendite dell’industria italiana di settore nei paesi dell’Unione Europea sono cresciute, del 12%, a 12 miliardi di euro. Soddisfacente il risultato ottenuto sul mercato tedesco dove le consegne di macchinari italiani sono cresciute, del 15,1%, a 2,2 miliardi di euro.
In crescita le vendite in Francia (2,1 miliardi di euro, +12,9%) e Spagna (1,6 miliardi, +10,3%). Stabili le consegne in Gran Bretagna (930 milioni, +0,4%). Particolarmente positivo il riscontro delle vendite in Polonia, cresciute, del 18,1%, a 790 milioni di euro.
Con riferimento ai paesi extra-UE, dove le consegne di mezzi di produzione italiani sono cresciute del 17,5% per un valore superiore ai 3,4 miliardi di euro, si segnalano le buone performance raccolte dai costruttori italiani in Russia (1,1 miliardi +49,9%), e Svizzera (530 milioni, +18,7%). Stabili le vendite in Turchia (955 milioni, -0,6%).
L’Asia (escluso il Medio Oriente), è risultata la terza area di destinazione dei macchinari italiani, con quasi 2,9 miliardi di euro di macchine importate (-0,9%). Stabili le vendite in Cina (1,3 miliardi, -0,2%). In crescita l’export in India (510 milioni, +4,1%). In calo le vendite in Asia orientale (Corea del Sud, Giappone, Taiwan e Tailandia).
Sono leggermente diminuite le vendite di macchinari italiani in Nord America (-1,2%, 2,5 miliardi), sicuramente penalizzate dallo sfavorevole cambio euro dollaro: negli Stati Uniti (1,9 miliardi, -1,3%), in Canada (-10,9%), Messico (+6,9%, 394 milioni).
L’America Meridionale ha importato macchinari italiani per oltre un miliardo di euro, il 21% in più del 2006. Positivi i riscontri da Brasile (394 milioni, +13%), Argentina (162 milioni, +17,7%) e Venezuela (137 milioni, +45,9%).
L’Africa ha acquistato mezzi di produzione italiani per quasi 1,4 miliardi di euro, con un incremento dell’11,2% rispetto al 2006.
In Medio Oriente le vendite sono aumentate solo del 10,7%, superando il miliardo di euro.
Il successo dell’industria italiana dei mezzi di produzione dipende dalla fortissima propensione all’export che da sempre caratterizza i costruttori di macchine. Infatti, nonostante il tasso di cambio sfavorevole, nel 2007, il 66,3% della produzione nazionale di settore è stato assorbito dalla domanda proveniente dai mercati stranieri, a testimonianza dell’apprezzamento del made in Italy settoriale da parte degli utilizzatori di tutto il mondo.
Il saldo commerciale complessivo dei settori che fanno capo a Federmacchnie, nel 2007, è stato positivo per 18,2 miliardi di euro (il 9,4% in più rispetto al 2006).
Per comprendere il peso del settore per l’intero sistema economico del paese occorre rilevare che il saldo complessivo delle merci del paese, nel 2007, è stato passivo per 9,4 miliardi di euro. I due soli comparti con saldi attivi sono risultati quello arredamento/abbigliamento (+30,4 miliardi di euro) e quello delle macchine e apparecchi meccanici (+47,6 miliardi), al cui interno trovano collocazione i macchinari di Federmacchine (con un peso del 38%).
Alberto Sacchi, presidente Federmacchine, ha affermato: “i dati elaborati dal Gruppo Statistiche Federmacchine, sono soddisfacenti. Infatti, oltre a evidenziare un incremento per tutti i principali indicatori economici, confermano il proseguire del trend positivo avviato dall’industria italiana di settore nel 2006”.
“Nonostante ciò – ha rilevato il presidente di Federmacchine – permangono alcune criticità che possono e devono essere superate, pena la perdita di competitività dell’intero sistema economico del paese. Prima criticità è sicuramente la dimensione medio piccola delle imprese non più adeguata in relazione al nuovo contesto economico. A essa si aggiunge un necessario intervento da parte degli organi di governo e delle istituzioni affinché sia migliorato il contesto nel quale le imprese si trovano a operare”.
“Proprio in risposta alle esigenze di crescita non solo dimensionale delle imprese del settore, Federmacchine ha sviluppato un progetto che prevede l’illustrazione di un modello di business plan primo strumento utile alla pianificazione della attività aziendale. Il progetto, realizzato in collaborazione con Cersi, e presentato in assemblea, è un esempio di come la federazione operi per fare cultura di impresa”.
“Fare impresa in Italia è oggi ancora difficile. Noi costruttori di beni strumentali lavoriamo quotidianamente per migliorare e migliorarci, anche appoggiandoci alle federazioni e alle associazioni di categoria. Chiediamo perciò che le istituzioni contribuiscano a favorire la nostra crescita, altrimenti i nostri sforzi risulteranno vanificati”.
“Le prime misure attuate dal governo sembrano andare nella direzione giusta. Occorre continuare sulla stessa strada, considerando con particolare attenzione il tema della attività di ricerca e sviluppo. Più nel dettaglio, sono davvero necessarie misure concrete che permettano alle imprese di svolgere al meglio questa delicata e strategica funzione”.
In conclusione Alfredo Mariotti, segretario generale Federmacchine ha rilevato: “è fondamentale che si torni al meccanismo automatico di richiesta di credito di imposta, innalzato dal 15% al 40% per i costi di ricerca e sviluppo sostenuti dalle imprese per progetti realizzati in collaborazione con università e centri di ricerca. La richiesta è oggi legata a un sistema di prenotazione che rende l’accesso al servizio molto più complesso e articolato. Chiediamo pertanto che gli organi di governo intervengano immediatamente per re-introdurre il sistema di autocertificazione da parte dell’impresa. In più, chiediamo che, in aggiunta al provvedimento inserito nella finanziaria, sia previsto l’innalzamento del credito d’imposta, dal 10% al 20%, delle spese sostenute dalle aziende che operano in autonomia, con l’obiettivo di favorire in ogni modo l’attività di ricerca e innovazione indispensabile per il mantenimento della competitività dell’industria del paese”.