AI: le previsioni per il 2020 di Stefano Bossi, AD di Vem Sistemi

Pubblicato il 17 dicembre 2019

In crescita anno su anno del 70%, nel 2018 in Italia il mercato dell’intelligenza artificiale ha raggiunto il valore di 135 milioni di euro e conferma un andamento positivo, anche rispetto all’anno precedente che ha visto l’AI cresciuta del 60%. Soprattutto si può parlare oggi di un ampio utilizzo delle soluzioni AI, almeno nel mondo enterprise, nei diversi contesti aziendali. È questa la fotografia del contesto italiano offerta dal Rapporto Anitec-Assinform, l’associazione di Confindustria che raggruppa le principali aziende dell’Ict.

Questa diffusione dell’intelligenza artificiale offre spunti di riflessione sul piano etico e sugli scenari possibili nello sviluppo del rapporto tra uomo e AI, in virtù di una visione più ampia che non si limiti solamente all’aspetto puramente tecnico.

“L’Artificial Intelligence –  riflette infatti Stefano Bossi, Amministratore Delegato VEM sistemi – non è una sola tecnologia ma parte di un ecosistema dove la tecnologia amplia le capacità umane, migliorando alcuni paradigmi per la competitività dando il via a un ambito digitale innovativo per un nuovo rinascimento, quello digitale. Una nuova era, che al substrato IT somma nuova tecnologie complementari, come IoT e sensoristica, Logica ERP, open Internet platform, content and data analisys. Tecnologie che lavorano in sinergia tra loro, moltiplicando le reciproche potenzialità grazie alle enormi quantità di dati che possono insieme generare e analizzare in real time grazie all’abbattimento delle latenze o quantomeno limitandone l’impatto negativo, supportando le capacità di calcolo da remoto. Un fenomeno che rappresenta un’opportunità, capace di imprimere accelerazione ai processi delle imprese e di aumentare le capacità umane, come la creatività, ma solo se saremo in grado di comprenderne e gestirne il livello di complessità.

In questo contesto serve attenzione al capitale umano e rispetto dell’altro; anche l’automazione impatta sull’etica e la privacy e riteniamo giusto sensibilizzarci anche in questo ambito. L’intelligenza umana non è in pericolo di essere soppiantata da quella artificiale semmai è l’intelligenza artificiale ad essere in pericolo di essere utilizzata in maniera scorretta da quella umana con conseguenze negative”.

“È necessario, quindi –  prosegue Bossi – avere consapevolezza dei rischi connessi a questa sfida perché se utilizzata in modo inadeguato, la tecnologia può avere un impatto malevolo, basti pensare all’industria dell’hacking cioè al cybercrime. L’AI che può identificare, pulire e analizzare i dati e quindi raccomandare passi successivi, spesso senza l’aiuto di team IT o di data science, rappresenta il cuore della nuova, quarta rivoluzione industriale. Secondo McKinsey Global Institute, l’innovazione, e in particolare l’intelligenza artificiale, sono destinate ad aggiungere al Pil italiano il 13% del suo valore, 228 miliardi di euro, nell’arco del prossimo decennio. In Europa l’incremento arriverebbe invece a 2.700 miliardi da qui al 2030, con un impatto del 19%”.

AI: previsioni per il prossimo anno

Sullo scenario che ci attende nel prossimo futuro, Stefano Bossi non ha incertezze: “L’AI – precisa infatti – aumenterà la forza lavoro, non la sostituirà. Anche se ci sono preoccupazioni riguardo all’IA e al ML che potrebbero sostituire i lavoratori umani, la graduale inclusione della tecnologia finirà per essere un processo molto più collaborativo che automatico, l’AI aiuterà e potenzierà il lavoro umano. Ci sarà sempre bisogno dell’uomo per costruire, guidare e monitorare i sistemi basati su AI. E non basta: l’intelligenza artificiale, infatti, sarà fondamentale per trasformare il rapporto commerciale e con i clienti nel prossimo anno perché è l’unica tecnologia in grado di estrarre insight e intelligenza dal comportamento in scala e velocità. Ciò significa che, man mano che le aziende si spostano verso un coinvolgimento più approfondito con i clienti, dovranno porre l’IA al centro di questo processo”.

Vantaggi notevoli, inoltre, ci saranno anche per la  tecnologia predittiva. “L’industria – spiega Bossi a questo proposito – avrà bisogno di intelligenza artificiale non solo avere dati in tempo reale ma per diventare predittiva. Dovremo fare un ulteriore passo avanti per prevedere cosa sta arrivando prima che accada, come se fosse un meteorologo a prevedere il tempo. Ampie serie di dati accurati possono fornire il contesto ed evidenziare i modelli emergenti, rivelando i gradi di probabilità. Con un piccolo aiuto da parte dell’IA, la previsione è a portata di mano. Si possono effettuare simulazioni di scenari organizzativi diversi per aumentare la produttività aziendale valorizzando al meglio gli asset a disposizione anche in presenza di risorse esigue. Allo stesso modo, i dati raccolti ci offrono un aggiornamento continuo sull’andamento futuro del nostro mercato di riferimento”.

“Alla luce di questi presupposti – prosegue Bossi –  l’AI riuscirà anche a migliorare le strategie per le decisioni aziendali. Questi strumenti e processi di analisi quantitativa e di elaborazione dati, infatti, forniscono un efficace supporto orientativo ai decisori nella definizione delle loro strategie, è possibile quindi individuare la strada per raggiungere l’obiettivo in modo puntuale e mirato”.

Infine l‘AI andrà oltre i confini di una singola azienda dal momento che – come spiega Bossi – “essendo integrata trasversalmente in un’organizzazione, ed estesa anche ai fornitori, consente di pianificare meglio le attività di tutti gli attori della filiera rendere più efficiente l’intero ecosistema della supply chain, portando benefici non solo all’azienda che l’adotta ma anche ai suoi partner”.



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