Il mondo dell’elettronica parla sempre più arabo. La 17 esima edizione dell’International Electronics Forum 2008, organizzato da Future Horizons, si è svolta a Dubai nella prima settimana di maggio. Nell’inaugurare il forum, lo sceicco Ahmed Bin Saeed Al Maktoum, presidente della Dubai Silicon Oasis Authority (DSOA), ha ricordato l’iniziativa del Governo di condurre la città verso una ‘knowledge based economy’, che avrà il compito di diversificare gradualmente l’economia del Paese rispetto alle classiche fonti di guadagno, derivanti principalmente dalla vendita del petrolio.
Il progetto della Dsoa, partito nel 2004 con un investimento di un miliardo di dollari per la realizzazione di tutte le infrastrutture logistiche e tecnologiche di base (strade, elettricità, sistemi di telecomunicazioni, ecc.) sta facendo sorgere nell’area della città un parco tecnologico di prim’ordine. Quest’ultimo dovrebbe essere ultimato nei prossimi tre anni e punterà ad attrarre gli investimenti e i capitali delle grandi società ‘high tech’ estere, ma anche giovani talenti e ingegneri specializzati nella progettazione di chip e semiconduttori, provenienti sia dai paesi vicini che da tutto il mondo.
Da una ricerca del Governo sull’IT e le comunicazioni, presentata durante l’IEF dal sultano Bin Saeed Al Mansouri, ministro dell’economia degli Emirati Arabi Uniti, emerge che le transazioni del comparto ICT nel Paese hanno raggiunto nel 2007 i 2 miliardi di dollari (7,4 miliardi di AED), segnando una crescita media annua del 10,1%. Una cifra che da qui al 2010 dovrebbe raggiungere i 2,5 miliardi di dollari (9,2 miliardi di AED). E l’oasi tecnologica di Dubai dovrà sostenere questa crescita, grazie anche ad alcune peculiarità, nella capacità di attrarre i capitali esteri, che ritiene di possedere rispetto ad altre realtà simili esistenti in altri paesi: due su tutte sono l’assenza di tasse sui profitti aziendali e la presenza di un sistema definito “robusto ed efficace” di protezione della proprietà intellettuale.