Un anello Bluetooth con funzionalità intelligenti

L'anello intelligente può semplificare il controllo di un'ampia gamma di funzioni e imporsi come strumento di comando preferito per il mercato consumer, per la domotica e anche per i pagamenti tramite smartphone

Pubblicato il 10 novembre 2014

Dopo gli occhiali, gli elmetti, le cuffie e gli orologi, adesso anche gli anelli diventano smart e consentono di svolgere svariate funzioni. Ci ha pensato Logbar, una giovane società giapponese fondata contemporaneamente a Tokyo e in California da Takuro Yoshida, vincitore dell’evento Techcrunch Tokyo Startup Battle dopo del quale la sua idea è stata subito appoggiata dalla comunità di crowdfunding Kickstarter che ne ha finanziato la ricerca, lo sviluppo e l’avvio della produzione.

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Il Ring di Logbar consente di selezionare comandi sui display, scriverci sopra o attivare funzioni di pagamento semplicemente muovendo il dito nell’aria, ma può anche ricevere avvisi dallo smartphone segnalandoli con una vibrazione

Kickstarter è nota negli Stati Uniti perché prevalentemente orientata al finanziamento dei progetti creativi pur minimizzando i rischi per gli investitori. Chi investe su Kickstarter, infatti, non riceve in compenso dei guadagni in denaro ma una sorta di diritto di partecipazione alla nascita e alla crescita del nuovo prodotto, sia esso un apparecchio elettronico, un videogioco, un film, uno spettacolo teatrale o un progetto agroalimentare. La comunità è fiorente negli USA e può permettere di raccogliere in breve tempo milioni di dollari che comunque vengono effettivamente utilizzati solo se viene raggiunta la soglia necessaria entro la data prevista come limite, altrimenti i finanziamenti rimangono in tasca ai finanziatori senza dispersioni di denaro.

Logbar ha conquistato su Kickstarter ben 5161 finanziatori che hanno pagato ben 880998 $ ossia più del triplo della soglia prevista evidentemente ritenendo valido il progetto di Yoshida, la cui effettiva commercializzazione in Europa è prevista nel corso di quest’estate.

Tutto in un dito

Logbar ha chiamato Ring il suo anello che consente con il riconoscimento gestuale di selezionare a distanza i comandi sui display, scriverci sopra dei testi muovendo il dito nell’aria, attivare delle funzioni di pagamento che prevedono codici o password, accendere o spegnere delle funzioni di sicurezza senza bisogno di distogliere l’attenzione da ciò che si sta facendo e, infine, ricevere opportuni segnali d’allarme da dispositivi preventivamente programmati in tal senso. In pratica, oltre un migliaio di gesti possono essere riconosciuti e convertiti in comandi univocamente correlati all’anello indossato e attualmente sono già molte le aziende che stanno sviluppando applicazioni di ogni tipo per poter corredare il Ring con un’ampia varietà di utilizzi prevalentemente consumer, ma anche per la domotica e per l’infotainment automotive.

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L’anello si programma con le API, con JavaScript e con gli SDK e, oltre a iPhone, Android e Windows Phone, s’interfaccia attraverso il Ring Hub con i telecomandi all’infrarosso e con gli apparecchi in rete Wi-Fi

L’anello di Yoshida incorpora la tecnologia Bluetooth in un chip di pochi millimetri quadrati insieme a tre LED, un sensore di vibrazione, un sensore di movimento, un sensore di contatto e una batteria ricaricabile e grazie a ciò consente di comandare una varietà di apparecchi semplicemente puntando il dito e muovendolo nell’aria quasi allo stesso modo di quando si utilizza un touch screen ma senza contatto. Affinché funzioni occorre che un opportuno software di riconoscimento gestuale sia inserito negli smartphone, nei tablet, nei televisori, nei display sul cruscotto delle automobili oppure nei display di comando degli elettrodomestici e occorre anche un’adeguata per quanto semplicissima programmazione che permetta al software di identificare i movimenti e attivare le funzioni cui si rivolgono.

È probabile che un’applicazione trainante possa essere la messaggistica sui social network che si semplifica parecchio con il Ring sia dai telefonini che da PC, ma non vanno sottovalutate le applicazioni domestiche per il controllo dei numerosi apparati elettronici di casa. Inoltre, poiché il portatore dell’anello viene univocamente riconosciuto dal software c’è la possibilità di utilizzarlo anche per i pagamenti purché vi sia il supporto di uno smartphone debitamente attrezzato in tal senso, ossia dotato di un collegamento sicuro e in tempo reale con la propria banca di riferimento.

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Un lungo lavoro di sviluppo ha permesso di perfezionare la tecnica di riconoscimento gestuale e renderla personalizzabile per il controllo di un’infinità di applicazioni

Sono già state sperimentate applicazioni di questo tipo e non solo sembrano funzionare bene, ma sono anche prive di rischi, ragion per cui potrebbero imporsi come metodo di pagamento sicuro per i vantaggi che offrono in termini di semplicità tecnologica, velocità di esecuzione e basso costo rispetto al riconoscimento delle impronte digitali o degli altri accorgimenti che ancora faticano a conquistare il mercato proprio per la loro relativa complessità.

Grazie ai sensori di bordo, inoltre, l’anello può ricevere segnali e, per esempio, emettere una vibrazione per avvisare dell’arrivo di un messaggio nel telefono, per confermare che una transazione bancaria è andata a buon fine oppure per ricordare a un professionista di spegnere un particolare apparecchio alla fine di una lunga procedura.

Un’infinità di applicazioni

L’idea dell’anello è venuta a Yoshida nel 2009 ma ci sono voluti due anni di ricerca e sviluppo in laboratorio a San Carlos in California per realizzare i primi prototipi funzionanti anche se inizialmente un po’ ingombranti. La svolta è avvenuta nel corso del 2012 quando Yoshida è riuscito, provando e riprovando numerose configurazioni, a selezionare le funzioni di bordo scegliendole attentamente in modo da minimizzare i consumi pur nel contempo massimizzando le prestazioni e la ricchezza delle funzionalità operative. Questa fase è durata un anno intero e solo alla fine è stato possibile miniaturizzare tutto alle dimensioni di un anello confortevole da indossare che oggi viene proposto persino con due tipi di materiali per l’involucro esterno ossia in argento prezioso oppure in plastica ergonomica così da soddisfare la domanda dei clienti maggiormente orientati all’eleganza oppure alla comodità (ci sono anche sei diametri diversi, per tutte le dita).

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Il Ring integra la tecnologia Bluetooth, tre sensori, tre LED e una batteria ricaricabile in un elegante involucro in argento

Il riconoscimento gestuale è disponibile per i programmatori nelle tre versioni Open URL, Browser e SDK e in questo modo consente di implementare qualsivoglia funzionalità operativa utilizzando le API, il linguaggio Javascript oppure i kit di sviluppo SDK tipici di Android e iPhone. Naturalmente è stato preparato un immancabile Ring Store dove si potranno scaricare tutte le Apps per l’anello. Oggi il Ring può essere, quindi, attivato e utilizzato con i supporti iOS7 di iPhone/iPad/iPod Touch, Android (dalla versione 4.4 in poi), Windows Phone e anche con l’innovativo Ring Hub.

Quest’ultimo consente all’anello di poter interagire con le applicazioni non-Bluetooth attraverso segnali all’infrarosso e/o a radiofrequenza e quindi interfacciarsi con l’infinita gamma delle applicazioni domestiche, automotive e professionali raggiungibili senza fili. All’infrarosso troviamo, infatti, tutti i telecomandi di casa e gli apparecchi d’infotainment automotive, mentre in Wi-Fi si possono comandare PC, stampanti, videogame, apparecchi di sorveglianza e persino macchine utensili, anche se in tutti questi casi il consumo di energia sale leggermente.

La batteria ricaricabile è garantita per un migliaio di cicli di utilizzo/ricarica che si effettuano con l’apposito caricatore Battery Stand oppure con il cavo Micro USB entrambi forniti in dotazione, ma sono già in corso di sviluppo alcuni tentativi di associare l’anello a una tecnologia di energy harvesting che può servire per ricaricare la batteria con i movimenti delle mani e prolungarne la vita ancor più a lungo.

Lucio Pellizzari



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