Luci e ombre per Marconi

Dalla rivista:
EONews

 
Pubblicato il 15 febbraio 2002

Il 2001 è stato, specialmente nella seconda parte, un anno particolarmente negativo per Marconi plc, a livello mondiale. Marconi sta scontando le conseguenze di una gestione operativo-finanziaria controversa, oltre alle inevitabili difficoltà di mercato che affliggono anche i suoi concorrenti. L’anno fiscale 2000 non si era concluso del tutto negativamente, con buoni risultati specie nel settore ottico, ma le vicende succedutesi nel 2001 hanno seguito un trend costante verso il basso.

Marconi nel mondo

Il gruppo, con sede a Londra, ha una struttura piuttosto articolata. Marconi Networks ha sede negli Stati Uniti e fornisce reti in fibra ottica e sistemi di accesso e di commutazione in banda larga; l’italiana Marconi Communications di Genova opera nelle medesime linee di prodotto, con una precisa specializzazione nel mercato ottico in tecnologia SHD. Marconi Services è l’area aziendale di supporto a Communications e Networks per creazione, implementazione e operatività delle reti.
Marconi Wireless (o Mobile) ha il proprio headquarter mondiale a Genova e, oltre a seguire il settore tradizionale delle telecomunicazioni per la difesa (Secure Communications), offre sistemi radiomobili pubblici e privati (PMR, TETRA). È attivamente impegnata nello sviluppo di sistemi mobili 3G (UMTS).
Il settore non-core Marconi Systems si articola in tre branche (Commerce, Data e Medical) che forniscono soluzioni a ospedali, società farmaceutiche e chimiche, industria alimentare, compagnie petrolifere, industrie automobilistiche e aeronautiche.
Il gruppo nel complesso occupava alla fine di marzo del 2001 circa 55 mila dipendenti, 39 mila dei quali nell’ambito core; il fatturato consolidato nello stesso periodo ammontava a quasi 7 miliardi di sterline (4665 nel core business). La rifocalizzazione del core business, che negli ultimi anni ha privilegiato le telecomunicazioni, tende a proporre alla clientela degli operatori il cosiddetto “total solutions shop”. Le più recenti indicazioni strategiche, seguite da mosse operative hanno portato specificamente ad adottare misure per lo sviluppo dei prodotti per la comunicazione mobile 3G e IP (Internet) per colmare vistose lacune nel portafoglio prodotti. Tra i punti di forza tecnologici del gruppo, una leadership riconosciuta nelle reti ottiche SDH e nella multiplazione DWDM; i problemi invece derivano essenzialmente dalla difficile situazione congiunturale e dalla fisionomia di Marconi, ancora percepita dal mercato essenzialmente come fornitore di reti fisse; nelle reti mobili e IP la multinazionale deve ancora consolidare la propria immagine.
Le operazioni di merger, acquisizioni, joint-venture e collaborazioni tecnologiche condotte nel 2000 e nel 2001 hanno accentuato la tendenza ad accrescere il know-how nei settori di maggiore debolezza di Marconi: le aziende coinvolte sono circa venti, prevalentemente negli Stati Uniti e in Europa e hanno apportato un discreto pacchetto di tecnologie, in particolare di nicchia. Tra le principali vale la pena di ricordare l’acquisto dalla Nokia del settore apparecchiature di trasmissione, delle Reti Pubbliche Bosch, dell’ACS Scitec (soluzioni di progettazione e integrazione di rete – Australia) e della MSI (pianificazione e supporto alla gestione di reti wireless). Un altro tassello strategico posto da Marconi è stato lo smantellamento, annunciato nel gennaio del 2001, di cinque siti produttivi del settore Communications negli Usa, UK, Italia e Germania nei confronti della Jabil Circuit: si trattava di Bedford, nel Texas, di Liverpool e Coventry, nel Regno Unito, di Offenburg, in Germania e di Marcianise, per un totale di 2900 dipendenti, ossia più del cinque per cento del totale dei dipendenti. Il valore complessivo della transazione ammontava a 390 milioni di dollari. Jabil, che aveva già in corso una collaborazione con Marconi per la fornitura di servizi EMS, secondo i termini generali dell’accordo si aggiudicava anche un contratto per la fornitura di servizi di manufacturing per prodotti esistenti e di nuova concezione. Delle ricadute in Italia di questa operazione di outsourcing, la prima per il gruppo, si parlerà in seguito. A settembre 2001, oltre a un ribaltone ai vertici con le dimissioni del presidente e del CEO del gruppo (Roger Hurn e George Simpson), è stato dato il via a una ridefinizione radicale del business, con una lista di cessioni: il settore medicale in primis, ma anche elettrodomestici e cabine telefoniche pubbliche (la dismissione del medicale è stata completata entro il successivo mese di ottobre). Il momento potrebbe essere propizio per apportare alle casse aziendali una notevole massa di liquidità, riducendo il livello di indebitamento, cessare l’investimento in alcuni settori di R&D e riallinearsi alle TLC civili.
Oltre alle notizie di cessioni, reali e potenziali, nella stampa ricorrono regolarmente annunci di vendita del gruppo Marconi stesso (nell’estate del 2001 si dava Cisco come possibile acquirente). Al di là degli scoop veri o presunti, le certezze provengono solo da dati oggettivi: questi consistono nella diminuzione del fatturato del 24 per cento annunciata alla fine di settembre 2001 (al termine del primo semestre fiscale) e in una previsione di perdita a fine anno fiscale (marzo 2002) di 5 miliardi di sterline (circa 15 mila miliardi di lire); contestualmente si annuncia anche l’uscita di 7/10 mila dipendenti.

Un’occhiata all’Italia

La situazione in Italia non è ovviamente esente da problemi, ma presenta anche degli elementi di relativa positività. Il gruppo italiano, con sede a Genova, è ben ramificato sul territorio nazionale ed è terzo fornitore nel settore delle reti fisse di TLC dopo Alcatel ed Ericsson. La sua nuova struttura, definita alla fine del ’99, è ora la seguente: Marconi Communications (telefonia fissa), Marconi Mobile (telefonia mobile e telecomunicazioni per la difesa), Marconi Services. Lo scorporo di Marconi Mobile è avvenuto alla fine del 1999 e ha comportato una suddivisione paritaria del fatturato (mille miliardi nell’anno fiscale precedente e circa 2.500 dipendenti su 7 mila).

Allegato PDFScarica l'allegato

Anteprima Allegato PDF